— 10 — forma, fiorisce, attinge la perfezione, uniformandosi ai gusti del tempo, poi decade e scompare, per cedere il posto ad altra più adatta al momento: coll’invenzione della stampa scomparve la calligrafica e rimase quella corsiva o minuta, derivante sempre dalla primitiva corsiva romana, attraverso secoli e trasformazioni e risorta più bella appunto nel Einascimento. La scienza della lettura di questi antichi libri si chiama paleografia (scrittura antica), mentre si dà il nome di diplomatica alla lettura dei documenti, nome che le è venuto dagli antichi diplomi militari. Come nella scrittura greca anche nella latina si hanno la maiuscola e la minuscola. La maiuscola latina ha due forme: la capitale (quella delle epigrafi, che però, tolti pochi esemplari, assunse subito nei codici una fisonomía particolare, detta rustica, più svelta, a brevi tratti orizzontali più o meno obliqui) e l’onciale, più larga, con lettere caratteristiche di forma arrotondata. Contemporanea viveva la corsiva, di uso corrente, di cui si trovano esempi nei grafiti pompeiani e nei papiri contenenti documenti 0 atti pubblici e privati. Verso il VII secolo la maiuscola scompare e della corsiva rimane una minuscola, che ha molte varietà nazionali, secondo i vari centri e le varie scuole monastiche di scrittura: oltre l’anglosassone e l’irlandese sono famose in Italia quella appunto detta italica, del monastero di Bobbio, presso Piacenza, e la beneventana dell’Abbazia di Mon-tecassino. Dal secolo IX al XII domina la scrittura carolina, fiorita nel tempo del risorgimento culturale operato da Carlomagno e che si riallaccia direttamente alla corsiva romana. Col sec. XIII si diffonde la cosiddetta gotica, appuntata e angolosa, come l’architettura contemporanea, uniforme e tanto serrata che, se lettere a curva si trovano poste una accanto all’altra, le due curve si confondono in un sol tratto: il gran numero di abbreviature (per contrazione, o con segni particolari