stampato sulla carta stessa. Mentre i primi materiali usati per la scrittura mantenevano la struttura naturale, la carta invece non conserva più l’aspetto delle materie prime da cui deriva : stracci, in origine, poi legno, paglia, alfa o sparto, cartaccia, perchè tutto viene ridotto in pasta. Si hanno tre tipi di fabbricazione : a mano o alla forma, a macchina, a mano-macchina. La fabbricazione a mano fu usata fino al secolo XVIII, cioè fino all’invenzione della macchina continua Robert: l’industria di questa carta raggiunse il massimo splendore e sviluppo nei secoli XV e XVI in Italia, che mediante le sue famose cartiere di Fabriano, Amalfi, Salò, quelle piemontesi (Pinerolo, Caselle Torinese) e liguri provvide alle necessità di tutto l’Occidente, acquistandosi così un nuovo titolo di fama e di gloria. Oggi la carta a mano ha diversa fabbricazione dall’antica: si distingue dall’orlo irregolare, che non viene tagliato, e dalla maggiore resistenza e durata di conservazione. Le macchine sono andate sempre più perfezionandosi in larghezza e in velocità, così in piano come in tondo (su cilindro) e la fabbricazione si è valsa dei progressi della meccanica, a cui si sono aggiunti quelli della chimica, tanto riguardo al trattamento dei succedanei dei cenci (ora cellulosa del legno e di altri vegetali) quanto per la collatura in pasta. I formati sono distinti da un nome specifico diverso da un luogo all’altro che in generale trae la sua origine dalla marca o filigrana che nell’antica carta a mano si otteneva con fili d’ottone, formanti un disegno, convenientemente fissati. Tale marca di fabbrica, che risale all’inizio della produzione fabrianese, non fu da principio che uDa semplice figura geometrica, poi una lettera dell’alfabeto e in seguito un segno speciale più complesso: croce, bilancia, corona, sole, aquila, ecc. Sulla carta rimanevano anche le impronte dei fili metallici della forma orizzontale, molto serrate e fini, dette vergelle, e quelle perpendicolari, più distanziate e grosse,