— 23 — nori si avvicendano, animate dal nuovo spirito che tutto pervade. Molte a Milano: Ceschina, Zucchi, La Prora; a Firenze: Vallecchi e « La Nuova Italia »; a Roma la Libreria dello Stato e l’istituto Treccani, formatosi per la pubblicazione della grande Enciclopedia italiana il cui 35° e ultimo volume è stato pubblicato nell’ottobre 1937. La nostra patria va riconquistando il posto avuto all’origine della tipografia e l’arte del libro è rinata fra noi, per opera di veri artisti come il Ber-tieri a Milano e l’Argentieri a Spoleto: anzi si è formata ad Urbino una scuola: 1’ « Istituto per la decorazione e l’illustrazione del libro », il cui nome dice tutto il programma di lavoro. E veramente arte è la creazione di un libro bello, se si pensa ai molti problemi di euritmia e di gusto che si presentano nelle successive operazioni: scelta dei caratteri e del loro corpo (cioè grossezza) ; speciale disciplina nell’estetica della composizione, regolarizzazione degli spazi, revisione delle bozze, impaginazione, marginatura dopo la divisione in sedicesimi e la messa in macchina, dando alle pagine i giusti spazi bianchi da cui dipende l’effetto finale. Alla buona riuscita contribuiscono i progressi tecnici, specialmente dei macchinari. Dal primitivo torchio di legno a mano, si passò a quello in ferro munito di telai e di leve: ai primi dell’ottocento succedettero le macchine da stampa cilindriche (König) che si modificarono e perfezionarono sempre più, finché si arrivò a sostituire la composizione a mano coll’ invenzione delle macchine linotipe (caratteri a righe fuse in un sol pezzo, adatta per giornali) e monoòipe (che nello stesso tempo fonde e allinea, ossia compone i caratteri mobili). Quanto ai caratteri usati oggi, sono sempre di due tipi, con qualche differenza specifica secondo la scrittura iniziale da cui derivano : la gotica e la rotonda o romana. In Germania continua il carattere gotico, come scrittura nazionale, ma in Italia è rimasto in uso solo il