— 34 — letteraria di tutto il periodo alessandrino. Accanto alla biblioteca di Alessandria, non minore importanza ha quella di Pergamo, altro grande centro di cultura. A Roma le biblioteche private, formate in vario modo, anche come bottino di guerra, precedono le pubbliche, di cui primo ebbe l’idea Cesare, e che primo attuò nel 39 a. C. Asinio Pollione, in memoria della sua vittoria sui Parti: Ottavia ne fondò una in ricordo del figlio Marcello: in seguito altre gli imperatori Tiberio, Vespasiano, e Traiano (l’Ulpia). Se nella cultura romana non si scorge l’influsso delle biblioteche, a Bisanzio, ultimo baluardo della classicità, quella di Costanzo, arricchendosi e amplificandosi col tempo, come tutte lo altre bizantine, rivela i tesori antichi agli umanisti, punto di contatto colla cultura occidentale. Anche nel Medioevo sono legate strettamente alla storia della cultura tanto la Palatina di Carlo Magno, testimonio del risorgimento spirituale da lui operato, quanto tutte le biblioteche religiose, così conventuali come episcopali, unico centro di studi: famose in Italia quelle dei monasteri di Bobbio, di Konantola, Fruttuaria, Novalesa e soprattutto Montecassino, oltre lo episcopali di Vercelli e Verona: molte già nominate come scuole scrittorie. Quando nei secoli XIV e XV queste biblioteche medievali si trasformano profondamente e la cultura si diffonde dai conventi alle case principesche, ai centri principali del Rinascimento corrisponde il sorgere di altrettante nuove biblioteche. A Firenze quella di S. Marco nel Convento omonimo fondata nel 1444, prima biblioteca messa a disposizione del pubblico, e la Laurenziana, che ebbe origine dalla raccolta che Cosimo de’ Medici fece nel suo palazzo, accresciuta da Lorenzo il Magnifico: splendida per la sede ideata da Michelangelo e abbellita dalle opere dei grandi maestri d’arte del tempo, che ne curarono plutei, soffitto, vetrate, pavimento.