— 28 — portina o legatura i libri a loro cari. Ve ne sono di originalissimi e artisticamente interessanti. Il testo nel rotolo era disposto a colonne piuttosto strette, alte quanto la larghezza del papiro: nel codice a piena pagina o a colonne, con margine largo nell’uno e nell’altro, più o meno, secondo la ricchezza del manoscritto, come fu poi negli incunabuli od è nei libri moderni. Il testo era diviso in libri, capitoli e paragrafi: questi ultimi detti così perchè erano indicati sottolineando con un tratto, detto paragrafos (= scritto accanto), il principio dell’ultima linea della colonna: il nome di paragrafo si è mantenuto anche oggi nello stesso significato: il suo segno è §. I titoli tanto dei libri che dei capitoli e paragrafi erano scritti in rosso, dal quale uso è venuto rubrica e rubricare, da rubeus — rosso, e le lettere iniziali anche dei periodi distinte da un tratto rosso verticale. Largo uso di color rosso si fece nei libri destinati al culto ecclesiastico, dove si scrive in rosso tutto quanto si riferisce al cerimoniale e alla dichiarazione delle preci. La numerazione comincia col codice, perchè il rotolo non ne aveva bisogno, dato che le colonne conservano naturalmente il loro posto. Invece nel codice si ebbe per necessità la divisione in quaderni: inizialmente, come il vocabolo indica, il quaderno non fu altro che un fascicolo di quattro fogli, di cui poi ha avuto un numero vario secondo il formato. Ogni quaderno si suddivide in fogli (cioè il foglio di carta piegato in due, qualunque ne sia il formato, con quattro facciate); in carte (la metà del foglio, con due facciate che si dicono recto, l’anteriore, verso, la posteriore); in pagine (la metà della carta, cioè una facciata). Da principio non si può parlare di vera e propria numerazione, ma di successione dei quaderni per metterli insieme senza errore: a questo servono le cosiddette segnature, che sono lettere maiuscole o minuscole, una per quaderno, e i richiami,