— 12 — intercalate, sempre però con scopo didascalico e con appena gli elementi decorativi essenziali per incorniciare e dividere; a colori vivi, senza ombre, riflesso dell’arte contemporanea, romana o bizantina, come saranno poi la miniatura e l’illustrazione moderna. Si ricordano il Virgilio Vaticano, YOmero Ambrosiano, del secolo IV e V, varie Bibbie ed Evangeliarii. Già però nei manoscritti greci e copti del secolo IV s’incomincia ad ingrandire la lettera iniziale di diverse colonne e ad eseguirla a colore, in rosso, con intento decorativo. Appunto da quest’uso di colorire, specialmente in rosso (latino : minium) le iniziali sorse l’arte della miniatura, che dal vocabolo corrispondente francese « enluminer » si disse anche alluminare e così la chiamò Dante nel canto XI del Purgatorio. Quest’arte, pur mostrando influenze dell’arte classica e bizantina, nasce nel nord, presso i monasteri irlandesi, nel sec. VI e continua monastica fino al XII secolo. Dall’inizio unisce all’intento didascalico della illustrazione antica quello di pura decorazione, che a poco a poco trionferà sull’altro, colla ricerca assoluta della bella pagina, consona all’ideale di bellezza che informava tutte le manifestazioni del Rinascimento. Questi ornati irlandesi hanno tutti carattere di astrazione geometrica: colori semplici, senza oro, lettere iniziali assai strane, con forme di draghi, figure grottesche e mostruose come quelle della scultura romanica contemporanea. Dai monasteri dell’Irlanda la miniatura passa a quelli dell’Inghilterra (e qui si adopra l’oro e colori più vivi, con maggior naturalezza nelle figure) e poi a Montecassino, dove, come la scrittura, assume carattere speciale e originalissimo : grandi lettere policrome, intrecci di linee, e fra le molte figure zoomorfe cani fantastici, con movenze strane e attorcigliate. Il senso d’astrazione geometrica irlandese si trasmette all’arte carolingia, dove insieme cogli intrecci di linee e i disegni si ha lusso splendido di colori e dorature: