— 19 — di tipografi, di cui alcune si trasportarono e si affermarono anche all’estero. I Manuzio, a Venezia, continuarono gloriosamente le tradizioni della famiglia. Aldo diede principio a una serie di formati più piccoli di quelli fino allora usati: l’ottavo, e un nuovo carattere detto cancelleresco, corsivo, italico, aldino, inciso da Francesco Griffi da Bologna e inclinato sull’esempio della corsiva romana, più particolarmente imitando la scrittura del Petrarca, di cui aveva i manoscritti originali. A lui si deve anche la creazione dei caratteri greci per quei testi curati e pubblicati con nuova critica insieme cogli amici filologi e umanisti che egli radunava intorno a sè nella Neo-Accademia, formata a ricordo della platonica. Paolo fu chiamato a Eoma ove fondò la Tipografia Romana, e il figlio Aldo il Giovine diresse quella Vaticana. I Giunta, di origine fiorentina, esplicarono la loro attività a Venezia e furono veramente come sono chiamati, tipografi cosmopoliti, poiché ebbero la loro casa anche all’estero: a Lione, a Madrid, in Inghilterra: adottarono il carattere cancelleresco o aldino e si distinsero per le opere figurate e per stampa di musica special-mente liturgica. I Giolito che lavorarono pure a Venezia erano oriundi di Trino Monferrato, cittadina che ha dato gran numero di tipografi all’ Italia : essi per primi ebbero l’idea di una raccolta di autori diversi, iniziando la « Collana degli storici greci e latini », in carattere corsivo, con silografie. Sempre nel Cinquecento non si può tralasciare il ricordo degli Estienne o Stefano in Francia, filologi insieme e tipografi. È stato notato che in nessun paese come l’Italia la tipografia si è ispirata all’ architettura contemporanea : nel Seicento questo si rileva in maniera più saliente, coll’ imitazione dello stile pomposo berniniano nella magnificenza di rami e di illustrazioni, vano orpello di