— Gl — Quanto alla forma, nello stato attuale, fu rilevata già nel Congresso del 1934 la condizione diversa da luogo a luogo, e specialmente dalle città ai centri minori per importanza e popolazione. Due problemi si pongono per le grandi città : se creare in esse a parte la biblioteca popolare, come a Torino o Milano, tanto a sede fissa che circolante, oppure nelle stesse grandi biblioteche sezioni apposite con carattere popolare, sul modello di quella della Nazionale Centrale di Roma. In questo periodo di fervido dinamismo in cui tutto si trasforma e si forgia novella-mente, nessuno può dire con certezza quale sarà la soluzione radicale e finale del problema e quale funzione suppletiva le popolari saranno tenute a svolgere in sussidio a quelle di alta cultura. Per il momento le disposizioni ministeriali, ispirate a quella sana comprensione della realtà che è propria di tutta l’azione del Fascismo, lasciano libertà completa di forma, secondo i luoghi e le circostanze, sotto la sorveglianza degli Enti e delle autorità a ciò preposte. All’estero, dove queste biblioteche hanno avuto organizzazione definitiva molto prima che da noi, questo tipo veramente popolare può dirsi superato, per un intermedio tra quello popolare e il superiore; in Italia si hanno invece per ora tre sorta di biblioteche: nazionali-universitarie, cioè di alta cultura, civiche di media cultura e popolari, cioè con materiale adatto per il popolo, che in generale funzionano per il solo prestito. E per queste una sola è la consegna, cioè che rispondano al vero scopo d’istruzione e d’educazione per cui sono state create, qualunque siano le circostanze e la sede, che ne determinano l’istituzione. Oggi la lettura è divenuta anche per noi italiani indispensabile e di giorno in giorno cresce e si diffonde in tutti gli ambienti il desiderio e la richiesta del libro. Bisogna che ovunque e sempre il libro buono si trovi alla portata di chi lo cerca e specialmente di chi non ha, per la sua condizione intellettuale, possibilità di discer-