— 92 — successione delle parti corrisponde, come è già stato osservato, alla vera genesi del libro stesso. Non si deve considerare la schedatura come opera di ordinaria amministrazione, ma delicata e difficile in pratica più di quello che possa apparire a chi non v’attende, e tale da esigere attenzione e cultura non tanto comune, perchè si presentano continuamente casi diversi da risolvere in maniera che vengano conciliati i criteri bibliografici e la praticità della ricerca. Se anche le biblioteche popolari, specialmente nella forma nostra attuale, non hanno la funzione di quelle di alta cultura e la scheda non ha quindi quell’importanza bibliografica che assume nelle altre, non può permettersi per esse la deroga totale dalle regole stabilite, anche so si possono concedere certe abbreviazioni e modificazioni, che il genere di lettori richieda. Queste regole non sodo state formulate artificiosamente, ma muovendo dalla realtà e dalla logica: esse derivano da concetti essenziali e dalla necessità di metodo, perchè la ricerca del libro si presenti agevole e facile, e sono frutto di lunga, paziente e collettiva elaborazione. Anche in questo campo il primo che raccolse un corpo di regole per il catalogo alfabetico fu un italiano, nel 1839: il Panizzi già ricordato a proposito della ricostruzione della Biblioteca del British Museum: dopo di lui in Inghilterra e in America cominciarono a pubblicarsi vari e importanti studi in proposito. In Italia nel 1885 il Ministero dell’I. P. bandi un concorso, vinto dal bibliotecario Giuseppa Fumagalli, con una Memoria intitolata : « Cataloghi di biblioteche e Indici bibliografici » in cui veniva proposto un pratico « Codice dello schedatore » che è rimasto '’unico lavoro italiano apparso su questo soggetto, nell’ultimo quarantennio. All’estero l’Associazione dei bibliotecari americani (Ala) e quella britannica, continuando studi e proposte, discusse anche in congressi, compilarono parai-