— 18 — affluenza di amatori e quindi maggiore possibilità di lucroso commercio. Da Giovanni da Spira nel 1470 viene edita la prima opera volgare, il « Canzoniere » del Petrarca, e a lui fu concesso dal Doge il primo privilegio in fatto di stampa, per i testi di Cicerone e di Plinio. Nicola Jenson, prendendo a modello la più bella scrittura umanistica, riuscì a creare un perfetto carattere romano di linea classica insuperabile: Erhardt Ratdolt con altri due tedeschi ornò i libri di iniziali fiorite e fregi marginali e compose il primo frontespizio, in rosso e nero, per il « Calendario » del Regiomontano. I De Gregori illustrarono il libro con silografie a fondo nero e Aldo Manuzio iniziò le sue edizioni di classici latini e greci: Ottaviano Petrucci da Fossombrone trovò i caratteri mobili per stampare la musica. Firenze non deve l’introduzione della stampa a stranieri, ma a un suo orafo, Bernardo Cennini, che ritrovò da sè il procedimento, vedendo i libri stampati dagli altri. Qui Nicolò Tedesco ornò per primo il « Monte Santo » del vescovo Bettini con incisioni in rame; qui uscì la prima edizione (edizione, come si dice, principe) di Omero nel 1488 ; e si distinse nei libri figurati, che rispecchiano la vita fiorentina del tempo, imitando il verismo della pittura del Quattrocento, Piero Pacini di Pescia. Firenze è notevole in questo tempo anche per la stampa di quei fogli volanti (opuscoli sacri, special-mente Savonaroliani, canzoni popolari, laudi religiose) che sono interessantissimi per la storia del costume e della tradizione, ma di cui gran parte è andata dispersa o perduta. E a questo riguardo si devono ricordare appunto a Firenze le monache di Ripoli, che dal 1476 al 1484 tennero una propria tipografia con questa forma particolare di attività. Fra gli altri del Quattrocento non si può tacere il Numeister a Foligno, a cui si deve la prima edizione della Divina Commedia nel 1472. Nel 1500 cominciano in Italia delle vere dinastie