180 CAPITOLO VII. raffinatezze nell’arte e nella vita; onde molti decreti proibitivi furono dal senato respinti o revocati. Non poteva uno stato, che voleva dimostrare la sua potenza anche nella pompa delle feste religiose e civili, impedire il lusso privato con leggi che avrebbero inaridito molte fonti di pubblico guadagno. Se le leggi poterono essere giustificate e talvolta anche eseguite, quando volevano frenare le immoderate et excessive spexe negli ornamenti delle donne, dovevano sembrar strani e perfino assurdi i divieti contro gli abbellimenti della casa, ordinati con tanto vantaggio dell’arte dagli stessi legislatori. Per tutto il secolo XV e nei primi anni del seguente, il maggior consiglio e il senato affidano J’eseguimento dei loro ordini contro il lusso alternativamente agii officiali del Levante, SAl.A D'INGRESSO (RICOSTRUITA) DEL SEC. XV NEL PALAZZO SORANZO, POI VAN AXEL, ORA BAROZZI. agli officiali del cataver e a quelli dei contrabbandi, agli avogadori e provveditori di comune, ai signori di notte, ai capi sestieri. Quanto maggiore e vario era il numero delle magistrature, tanto minore ne era l’efficacia. Ma i decreti, coi quali si voleva impedire il lusso, servono a noi per rappresentarcelo. Una legge del 1476 vietava di spendere per l’abbellimento di una stanza, fra legnami ori e pitture, più di centocinquanta ducati d’oro. Altre leggi successive proibiscono tappezzerie d’oro, d’argento, di seta, padiglioni per letti d’oro, d’argento, di velluto, de brochado de raso et de tabi, cassoni dorati, sumptuosi et de valor <’>. Ai decreti, che tentano reprimere il trascender dei dispendi, fanno contrasto gl’inventari, dove l’annotazione fredda del notaio o del perito ci dà l’aspetto delle cose con le loro luci e le loro ombre. Parlano anch’essi di suppellettili d’oro e d’argento, di sfarzose tappezzerie, ma ci dicono altresì che i mobili non erano molti, nè (1) Parie diverse et ordeni delle Pompe dal 1535 adì 20 sett. fin 1619, Venezia, stamperia ducale Pinelli, pag. 42; Bistort, Il magistrato alle pompe nella Rep. di Ven.t Venezia, 1912, pag. 356.