CAPITOLO XI. JCARTE VENEZIANE DA TAROCCHI DEL SECOLO XVI. (Museo Correr). riteneva bensì necessario, oltre che alla propagazione e alla conservazione della specie, alla letizia della vita, ma non distrasse mai gli uomini dalle imprese che fecero grande la patria. L’ammirazione per la donna, immune da accese sentimentalità, convergeva diritta sulla bellezza corporea; e dalla venustà muliebre, pacatamente armoniosa, non soltanto i maestri del pennello traevano il segno e il colore, ma anche gli statisti, i guerrieri, i mercanti derivavano una felicità tranquilla, schietta, costante, che si sente esser quella che meglio di tutte contenta l’animo. La donna, destinata special-mente all’amplesso e alla maternità, non comunemente turbata da ansie e inquietudini di peccaminosi amori, trasmetteva alle nuove generazioni la tranquillità e l’equilibrio cosi del corpo come dell’animo. Gli spassi, i godimenti, le cortesie della città e del tempo non impedivano che la vita di molte patrizie, le quali ebbero vanto di bellissime, spandesse fragranza di virtù incontaminata. Per notare un sol fatto, assai significativo, non rimane memoria che Enrico III, giovine di ventidue anni, seducente, pieno di grazia personale, abbia annodato intrighi amorosi con nessuna di quelle molte e belle gentildonne veneziane, che egli avea avuto pur agio di avvicinar nelle feste; laddove molti ricordi restano di CARTA VENEZIANA DA TAROCCHI DEL SECOLO XVI. (Museo Correr). altri facili amori del monarca, che nel suo soggiorno a Venezia si diede tutto ai piaceri e alle delizie del senso (l>. Nel segreto domestico la donna conduceva una vita tranquilla, e dal suo posto modesto, con compiacimento, con ammirazione, guardava l'uomo salire le vie luminose della gloria e del potere, senza ambir mai di raggiungerlo, anzi cercando di evitare qualunque somiglianza con lui. Sperone Speroni (I) De Nolhac e Solerti, II viaggio di Enrico III cit., pag. 150.