SPETTACOLI SCENICI, LA DRAMMATICA E LA MUSICA
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fece « dodici storie grandi di sette piedi e mezzo l'una per ogni verso, con altre infinite cose de’ fatti d’ircano re di Jerusalem, secondo il soggetto della tragedia » <!). Di questa, tratta dalla storia ebraica e intitolata Antigono, era autore messer Conte di Monte (2). Non ci resta memoria dei particolari di questa rappresentazione, e neppure del titolo delle altre, che appresso devono essersi date, ma dovevano essere spettacoli regalmente magnifici. Quell’Antonio Persio, che abbiamo incontrato ospite in casa Cornaro, e che si dimostrava censore severissimo dei costumi veneziani, parla in ¡special modo dei teatri, e probabilmente di quello del Palladio « edificio di gran spesa « a guisa di anfiteatro, ove si riduceva quasi tutta la nobiltà, e v’erano nobili che preti gavano i commedianti che dicessero le più grasse, per non dir più sporche cose che * mai sapessero, et essi ci menavano poi le mogli e « le figlie ». Il Persio aggiunge che i gesuiti, « per « ovviare a quel vituperoso modo di recitar co-« medie sì lascivamente, et con si gran concorso « di tutta quasi la città, ma più de’ nobili, mes-« sero in consideratione a quei senatori, che facil-« mente ad alcuno poteva venir in mente con « qualche machina di far abbrugiare quell’edificio,
«et estinguere buona parte di quella nobiltà,
« onde fattesi molte et molte renghe in Senato «sopra ciò, et conosciuto l’evidente pericolo in « che la Città si ritrovava, prohibirono affatto re-« citare le comedie et fecero disfare quella fab-« brica.... con gran danno di chi l’haveva fatta « fare » <3). L’ espediente, immaginato dai gesuiti per far chiudere il teatro, era degno di loro. Che in senato si sieno fatte motte e molte arringhe contro le commedie disoneste, e si sieno anche proibite, è vero: nel 1577 la Repubblica cacciò via gl’istrioni e, dopo qualche tempo, volendo alcuni giovani richiamarli, il procuratore Zaccaria Contarini, infermo, si fece portare sul suo let-tuccio in Senato, e alzando il languido capo dal
guanciale, persuase a mantenere il decreto; nel 1581 il patrizio Agostino Barbarigo, con calda parola, indusse i Dieci a proibir le commedie, e l’agente del granduca di I o-scana a Venezia, Paolo Mori, aggiungeva che « li frati gesuiti hanno reclamato assai, « che nelli palchi (dei teatri) si operassero molte scelleratezze con scandalo » (4). Quanto all’anfiteatro, che suscitava gli scrupoli dei gesuiti, fu distrutto dall’incendio che nel 1630 arse il monastero della Carità. Sul modo in cui erano disposti i palcoscenici e le sale dei teatri, Sebastiano Serlio, che prima del Palladio aveva costruito a Verona un teatro di legname sui modelli romani, ha lasciato documenti importanti per l’architettura teatrale, dove già le innovazioni prospettiche e pittoriche compariscono tra gli elementi classico-vitruviani <S). L’architetto bolognese insegna in qual modo
CIO. CARIASI —TOSATRICE DI MUTO.
Particolare del quadro . Muiicanti •. (Bergamo, accademia Carrara).
     (1)	Vasari, Vile dei Zuccheri cit.
     (2)	Antigono, tragedia dell'ecc. M. Coste di Moste Vicentino. Al Clarissimo Signor Francesco Pisani. Con gratla et privilegio de l'illustrissima Signoria di Venetia. In Venetia, per Comin da Trino di Monferrato, MDLXV.
     (3)	Trattalo dei Portamenti della Signoria di Veiutia ecc., cit., pag. 134 t.
     (4)	D'Ascosa, op. cit.. Il, 183. 452, n. 2.
     (5)	G. Ferrari, La scenografia, Milano, Hoepli, 1902, pag. 74.