L’ARTE NELL’INDUSTRIA 139 figliuolo Giovanni, intagliò anche il coro del duomo di Spilimbergo, condusse a compimento quello di Santo Stefano in Venezia, incominciato nel 1481 da Leonardo Scala-manzo Fra il 1518 e ’1 35, Vittore di Battista da Feltre e Lorenzo di Vincenzo da Trento intagliano il mirabile soffitto della sala capitolare della scuola di San Marco (2), dove si scorge come alle linee sobriamente eleganti, ma un po’ rigide, seguano ormai forme più ricche e più piene. Una maggior profusione di fogliami e viluppi bizzarramente girati si nota nelle opere dei maestri legnaiuoli, che operavano a Venezia dopo la metà del secolo, e che, come scriveva nel 1572 Emanuele Filiberto di Savoia al duca di Mantova, ANTONIO E PAOLO DI MANTOVA ( 1503) — PARTICOLARE DI TARSIE. (Presbiterio di San Marco). erano molto eccellenti (3>. A questo tempo l’arte dell’intaglio prodiga tutta la sua ricchezza d’ornamenti dorati ne’ soffitti del palazzo ducale, che pareva quasi proteggessero dall’alto i consigli della patria. Splendido esempio il soppalco della sala del maggior consiglio, disegnato, dopo l’incendio del 1577, dal veronese Cristoforo Sorte, in ventinove scompartimenti, dipinti da Paolo Veronese, dal Tintoretto, dal Bassano, da Palma il giovine. (1) Vedi il documento pubblicato da Fed. Stefani, in « Arch. Veneto », a. 1885, t. XXIX, pag. 193. Cfr. Barichella in « Arch. Ven. », a. 1885, t. XXX, pag. 449. (2) La scuola di San Marco è ora ospedale civile. Nella mattina del 14 agosto 1917 una bomba esplosiva di un aeroplano austriaco, cadeva sulla sala, uccideva spietatamente alcuni malati ivi raccolti, e rovinava gran parte del ricco soffitto. (3) Il duca Emanuele Filiberto aveva fatto fare in Venezia > un gabinetto ossia studiolo di legno con li suoi ornamenti ». (Bertolotti, Le Arti minori alla Corte di Mantova, in « Archivio Storico Lombardo », 1888, Serie II, voi. V, pag. 995). Tra i maestri lignari di questi tempo si ricordano Paolo Savin, il modellatore di alcuni bronzi nella cappella Zeno a San Marco, i fratelli Biagio e Pietro da Faenza, dal 1504 al 1507 autori di alcuni soffitti della stanza del doge, Alessandro di Cristoforo Bregno che intagliò il coro nella chiesa della Carità (1530), Giorgio Veneziano che eseguì quello di Messina(1540), Alberto de Brulé, fiammingo, che nel 1597 fu chiamato per condurre a termine il coro di San Giorgio Maggiore, Bernardino da Venezia, del quale molto si valsero gli Estensi.