AMORI. CONVERSAZIONI, FESTE, CONVITI 359 stessa guisa che la fantasia di un grande poeta ha creato Desdemona, la bionda patrizia che amò fino a morire e per la cui morte tante anime umane hanno palpitato da secoli. Anche oggi il bel palazzo Contarini-Fasan, che si specchia nel canalgrande, è chiamato la casa di Desdemona, ma nè qui nè altrove alcuna giovine patrizia s’innamorò di un moro, generale della Repubblica, e lasciò il padre afflitto, per seguire la fatale passione d’amore che la traeva a perire, calunniata e innocente, in terre lon--- tane. La fonte da cui Io Shakespeare trasse la sua ispirazione è una novella del ferrarese Giovanni Battista Giraldi Cinthio (l). Molte volte la poesia e la leggenda si sovrappongono alla semplice verità della storia, e hanno più salda vita alcune figure femminili create dalla fantasia dei poeti, che molte donne realmente vissute. La sognata figura di Desdemona vive immortale nella poesia; di altre infelici veneziane che realmente amarono, soffersero, morirono, il nome appena si ritrova. Miserando il caso che insanguinò la casa dei Massòlo. L’unico rampollo di quest’antica famiglia patrizia, Pietro, figlio di Lorenzo e della bellissima e virtuosissima Elisabetta Quirini, fu dai parenti, per timore che il nome del casato si estinguesse, ammogliato, diciassettenne appena, a una fanciulla, sull’alba anch’essa della vita, Chiara Tiepolo, figlia del senatore Stefano. La denunzia ali’avogaria di comun dell’ avvenuto matrimonio è fatta dallo sposo il 3 maggio 1537 <2). Trascorsi appena due mesi, Pietro, invaso da una ferocia sanguinaria, sgozza la giovanissima sposa. Fu vendetta di marito ingannato? Non è da credere che la misera Chiara, cresciuta, come tutte le fanciulle sue pari, nella severa clausura del palazzo paterno, condotta all'altare appena uscita di puerizia, abbia mancato ai suoi doveri di sposa, pochi giorni dopo le nozze. A mondare la sua memoria da ogni sospetto, basterebbe la testimonianza del padre stesso dell'uccisore, il vecchio Massòlo, che nel suo testamento parla dell'amore che ha portato a quella povera donna Chiara, sua carissima nuora <3). L’innocenza dell’infelice è solennemente proclamata anche dagli avogadori di comun nella LA STATUA DEL • TEMPO ». Facciata del palazzo Bembo a Santa Maria Nova, dove si raccoglievano le conversazioni intorno a Marcella e Giovan Matteo Bembo. (1) Hecatonmithi, nov. VI, IH decade. (2) Arch. di Stato, Avogaria di Comun, Cnnlratti di no::e, voi. IV, c. 343. (3) ld., Sez. Notarile, Atti Marsilio Ant., B. 1210, n. 683 (25 maggio 1547).