GLI ORDINAMENTI DELLO STATO 37 a prestiti, si diedero a fondere le argenterie, depositate in zecca dai cittadini <’>, e con tutto ciò i monti dei prestiti dovettero sospendere in parte i pagamenti. Ogni espediente era buono per trovar denaro, e non è modo di trovarne, scrive il Sanudo, il quale aggiunge: «li debitori non paga; quelli dii Consejo di X venderiano ogni cossa per aver «danari; li tempi è streti e danari non core, e pur bisogna mandarli in campo». Si trattò perfino di vender Conegliano, e si ebbero offerte di mercanti genovesi, e Asolo, che era stato feudo della regina Caterina, pel quale Giorgio Cornaro, fratello di lei, offriva venticinquemila ducati (2). Per colmare il vuoto dell’erario, più volte si era tentato di evitare le spese vane, e s’erano presi provvedimenti di rigorosa parsimonia. Fin dal 18 novembre 1312, durante la guerra di Zara, ii maggior consiglio aveva decretato si dovessero ristringere, sì nel pubblico che nel privato, tutte le spese superflue (3). Con gli stessi intendimenti furono istituite altre magistrature: i governatori delle entrate (1433), i cinque savi alla mercanzia (1520), i revisori e i regolatori della scrittura (1574), i revisori delle pubbliche entrate (1584). Specialmente notevoli i provveditori sopra offizi (1481), ai quali era commesso di rivedere i conti delle varie magistrature per diminuirne le spese, i provveditori sopra conti (1499) per esaminare i conti degli ambasciatori e di altri alti ufficiali pubblici, gli scansa-dori delle spese superflue (1568), che avevano il mandato d’impedire nelle pubbliche amministrazioni le spese non volute dalla necessità (4). Tutte queste magistrature dimostravano un più ordinato studio dei problemi economici e finanziari, ma non ottenevano il fine di proporzionare (1) « 23 marzo 1509. La Signoria ha avuto da zintil homeni de Venezia argenteria de la quale ha fato batere 600 Imilia ducati ». Tommasino de’ Bianchi, detto de^Lancellotti, Cron. Modenese (1505-1526), in « Mon. di storia patria delle prov. modenesi », Parma, 1862, pag. 47. Tommasino è figlio di Jacopino, altro cronista modenese. (2) Sanudo, XX, 446. (3) Roman in, III, 90. (4) Per evitar sperperi o frodi si giungeva a curare meticolosamente i particolari più minimi. Ne sia un esempio questo decreto per impedire il soverchio consumo della carta negli uffici pubblici, consumo dovuto spesso alla frode : Facendosi per li officii di questa nostra Città una grossa spesa in libri et carte per bisogno loro, tenendo conto longo con li librari, di sorte che della qualità delli libri, bontà et pretii pagandosi molto più del giusto valor suo, la Signoria nostra vien defraudata con graue danno et maleficio pubblico », il Senato ordina agli scrivani e ufficiali pubblici di fare il preventivo del fabbisogno di libri e carta, pagandolo ai librai senza lasciar conti in arretrato, e vietando di dar libri o carta ad altre persone che non li adoperassero per uso dei pubblici uffici. Senato, 26 maggio 1543. GLI UFFICIALI DELLO STATO APPALTANO LE GALEE AGLI ARMATORI AL PUBBLICO INCANTO SULLA PIAZZA DI SAN MARCO. (Dagli « Habiti •> del Fran:o).