162 CAPITOLO VI. blicato la prima volta nel 1540 coi tipi del Rampa-zetto(l>; ma da quelle povere e rozze pagine esce uno splendore di luce e di colori. Il Plicto insegna « a tenger i panni, tele, bambasi et sede, sì per « l’arte maggiore che per la comune, e a conzar co-« rami, a camozzarli e tengerli di colore in colore ». I colori smaglianti delle vesti, che indossavano le dame in ogni fasto mondano e i magistrati in ogni solennità civile, erano preparati nelle botteghe degli umili tintori. Il rosso veneziano, che il tempo non illanguidì nelle poche e sgualcite stoffe che ancora rimangono, si otteneva con questa ricetta: « uer-« gino tagliato minuto, onze una e meza; argento « sulimato dragme doi; lume de rocha dragme quali tro; aceto onze sei: et metti tutte queste cose in « una ampolla de vedrò, et fa che sia ben coperta: « et mettila in una stagnadela de acqua a boglir per « spacio de uno quarto di hora, et poi colalo per « feltro, et questa acqua sarà rosso mirabilis-« simo »(2). Il libro del Rosetti svela alcuni segreti del mestiere, custoditi così gelosamente che s’inventavano perfino favole paurose per intimorire e tener lontana dalle caldaie delle tinte la gente del volgo, alla quale si dava a credere che un fantasma bianco, o un omaccio col cappellone, o un gigante con un lanternino in mano si aggirassero intorno alle tintorie. Da queste sciocche paure venne la voce popolare scarlatto, per significar timori senza fondamento. Alcune stoffe erano anche colorite col pennello, e i documenti ricordano i cortineri e i coltreri, ossia pittori di cortine, di coltri, di tende, di capoletti, di stendardi, di gonfaloni (peneli). Una speciale pittura a colori trasparenti sopra la seta dorata fu portata sulle lagune dai Fiorentini, i quali avevano imparato dalla Francia anche il modo di dipingere la sargie, leggero tessuto di lana a fili incrociati, adoperato per panni da letto, per tappezzerie da stanze e per cortinaggi da finestre (3). I tessuti d’alto liccio, chiamati poi arazzi, non compaiono a Venezia che nel secolo XV, essendo una grossolana falsificazione l’inventario della casa di Marino Fa-liero (1351), dove si parla di un paramentum raciorum cum fìguris <4). L’arte degli arazzi (1) Rosetti, Plichto de l'arte de feritori che insegna tenger panni, telle, bambasi et sede, Venezia per Frane. Ram-pazetto, 1540, in 4° fig. Il Plicto ebbe una seconda edizione, accresciuta, nel 1565, e fu in appresso ristampato e tradotto. Cfr. Guareschi, St. della Chimica, VI. Sui colori degli antichi. P. II (dal sec. XV alsec. XIX): Il « Plichto » di Giovanventura Rosetti (1540), Torino, 1907. (2) Plicto, pag. 56. (3) Att. Schiaparelli, La casa fiorentina nei sec. XIV e XV, Firenze, 1907, pagg. 199, 200. (4) « Bollett. di arti, ind. cur. ven. », cit., a. Ili, 1880-81, pag. 101. LA TINTURA DEI PANNI. (Dal « Plicto » del Rosetti). -L IT B R o Dì 1 ENTORIA intitolato PLICTO, CHE INSEGNA A TENGER PANNI, 1 ele^Bamba/i, & Scile,li per l'Arté maggiore tome per h coniunr siCQio k,to ri u Lcrw^i. sOinuiUj aititi!. Nuouamcntc ftampato & corretto. FRONTESPIZIO DEL « PLICTO » DI GIOVANVENTURA ROSETTI, VENEZIA, 1565.