LA NUOVA CULTURA 259 figuretta con una cesta di poponi, scolpita sui gradini d’una delle due colonne nella piazzetta di San Marco (1). A beffe e a motteggi popolari diede pure argomento un’altra statua in costume orientale, che posa sopra un frammento di colonna antica, ed è infissa nell’angolo di una vecchia casa in campo dei Mori alla Madonna dell’Orto. Due altre immagini simili si vedono murate su quella casa, che appartenne ai fratelli Rioba, Sandi e Afani, i quali vennero nel 1112 dalla Morea, e diedero il nome alla contrada (2). Il volgo volle vedere rappresentati i tre fratelli in quei tre simulacri marmorei, e battezzò il più goffo col nome di Sior Antonio Rioba, che divenne anch’esso, come il Gobbo di Rialto, un lontano parente di Pasquino. La satira si sfogava in ogni genere di oltraggi e di sarcasmi. Fra tante satire personali, ricorderemo quelle di un anonimo che beffeggiava il grande architetto Andrea Palladio <3>; del poligrafo veneziano Angiolo Ingegneri che canzona uno spagnolo, il quale avendo dato un pizzicotto a una gentildonna aveva ricevuto in ricambio un colpo di zoccolo sul naso <4>; del patrizio Gio- MEDAGLIA DEL POETA ORSATTO GIUSTINIAN D’iGNOTO AUTORE. vanni Quirini che si burla oscenamente di un Marco Dolfin, il cui matrimonio con una Zeno era stato annullato <5\ Altra forma satirica, di cui si piacque particolarmente (1) [Cicogna], Del Gobbo di Rialto, nel giornale «Il Vaglio», Venezia, a. 1836, n. 38. (2) La casa nel campo dei Mori termina con un palazzo archiacuto, che ha la facciata sul rivo, ornata di sculture, tra le quali una che rappresenta un uomo, in costume orientale, che guida un cammello, onde il palazzo si chiama del cammello. I tre fratelli Rioba, Sandi ed Afani si crede abbiano dato origine alla cittadinesca famiglia Mastelli, mercanti di zuccheri e droghe, che avevano una spezieria sulla fondamenta di Cannaregio all’insegna del cammello. La casa dei Mori, nell’ultima grande guerra, colpita da una bomba di aeroplano austriaco, rimase mezzo diroccata, seppellendo sotto le sue rovine alcune persone. Fu malamente rifatta, ma le tre statue furono rimesse al loro posto. (3) In un mazzetto di epigrammi (Cod. marciano, it. cl. IX, 271, c. 45): Qui sta ’1 Palladio, il qual mentre misura un pezzo di fragmento d’acquedotto, gli cadde addosso, et ci rimase sotto et hebbe un tempo morte e sepoltura. Non va il Palladio per mal a p.... che se pur qualche volta suol andar, lo fa perché le esorta a fabbricar un atrio antiquo in mezo a Carampane. (4) Nel sonetto riferito dal Gamba (Collez. delle migliori op. in dial. cit., voi. II, pag. 97), ('Ingegneri dice: Pur se Pofeso xe ’I Spagnuol, mi taso, E Pò per cortesissima azion, Perchè quella galante Nazion Stimarà sto favor magior d'un baso. <5) Il Quirini (Museo Correr, cod. Correr, 860) schernisce il Dolfin, .....che pigliò al scuro la Giovine novizza alla Zuecca, e che troppo inscio e puro, già più di sette mesi stà con ella, non ha potuto ancor..... Ed Ella, per trovarsi un buon amico, vuol disfar ogni intrico. Parecchiatevi tutti, chi sà che alcun di voi non godi i frutti?