352 CAPITOLO X. Galeno <•>. Cosi fu posto, con libri attorno, il feretro di Aldo Manuzio, in chiesa di San Paternian <2>. Bizzarro, oltre ogni dire, il testamento di Pietro Bernardo (m. 1538), il quale prescrisse che il suo cadavere, lavato nell’aceto e profumato di muschio, fosse posto in una gran cassa di piombo, tutta piena di aromi, e questa in un’altra di cipresso bene impeciata. Voleva ancora lo strambo patrizio che su l’arca marmorea, del costo di seicento ducati, si descrivessero le geste della sua vita in otto esametri, leggibili alla distanza di venticinque piedi, pagando al poeta uno zecchino per ogni coppia di versi; e che pure a venticinque piedi di distanza apparisse, come quella di un uomo di grandi proporzioni, la sua effigie. Lasciava poi altri legati perchè in un poema di ottocento versi fosse celebrata la famiglia Bernardo, e perchè venti frati, dinanzi alla sua urna, recitassero, nella prima domenica di ogni mese, salmi e preghiere. Non tutte queste volontà furono eseguite, ma il sepolcro gli fu eretto con semplice e incomparabile eleganza da un ignoto scultore lombardesco nella chiesa dei Frari <3>. Tra la pompa delle cerimonie, che mette in dubbio la sincerità del dolore, una scena d’angoscia, descritta dal Sanudo, è assai più commovente delle elegie dei poeti ampollosi e delle epigrafi dei rè-tori fatui <4). Quando Pentesilea Baglioni, vedova di Bartolomeo d’Alviano <5), rimasta povera, si presentò in gramaglie alla Signoria, con un bambino di pochi mesi, vestito di nero con saio, e con tre figliuole, e fra i singulti, i pianti e i sospiri si raccomandò al doge, tutti i presenti ne furono impietositi*6*. Il doge, con affettuose parole, cercò di consolare l’afflitta, e la Repubblica provvide alla vedova e agli orfani*7». Ma la dignità patrizia non consentiva di solito che il dolore prorompesse in manifestazioni scomposte. Era usanza che, il di seguente ai funerali, i congiunti del defunto si raccogliessero nella corte del palazzo ducale, o sotto i portici di Rialto, per ricevere le condoglianze degli amici, ai quali, senza profferir parola, toccavano la mano. Non interamente cessato era l’antico costume che gli uomini si lasciassero crescer la barba in segno di lutto(8), e per un tempo determinato, secondo il grado di parentela, s’indossavano le vesti nere a corrotto, a lungo strascico, oppure di scarlatto per gli alti magistrati<9>. Anche l’abito lugubre andava soggetto alle mutazioni della moda, ed era talvolta trasformato in abbigliamento attraente. Così una gentildonna Emo andò a una festa con una vestura dì restagno d’oro e di sopra frisato « negro per corrotto, taiada che si vedeva l’oro ». Il Governo stesso, non volendo che le gramaglie avessero a turbare, in certe feste straordinarie, l’aspetto giulivo della città, ordinava dovessero portar vesti di colore etiam quelli che hanno corrotto. Alle esteriorità, gonfie d’orgoglio, delle esequie si aggiungevano le fastosità del monu- (1) Garzoni, Pia::a dt., pag. 616. (2) Sanudo, XIX, 425. (3) Sopri! Il bellissimo monumento sono collocale le tre flaure di Gesù, di San Pietro e del defunto, genuflesso. Ma i versi ordinati nel suo testamento, che porta la data del 1515, non vi sono. Un’iscrizione, posta dopo trent'anni dalla sua morte dal suoi figli, Girolamo e Lorenzo, farebbe credere che II Bernardo si sia fatto erigere II deposito sepolcrale ancor vivente: SIN Wwns fetiI. (4) Delle sonore epigrafi latine, più semplicemente efficace questa in volgare riportata dal Moschini (Guida di Murano, Venezia, 1808, c. 129): Andrea Boldù Senator Integer | sapi che io fui chome ti \ e che tornerai CHOME MI : E TU PREGA PER MI | MD DIE V LUIO. (5) O. Fiocco (Pordenone ignoto, in • Bollettino d’arte del ministero della P. I. », n. V, nov. 1921, pag. 210, flg. 20), non senza buone ragioni crede vedere il ritratto di Pentesilea in un affresco del Pordenone nella chiesa di Alviano. (6) Sanudo, XXI, 240. (7) Alla vedova e al figlio 11 senato diede sessanta ducati al mese, comoda casa in città ed esenzione dal dazi per le cose occorrenti: e assegnò Inoltre alle figliuole Porzia, Lucrezia e Isabella tremila ducati al loro maritare. Romanin, St. di (Vii., V, 308. (8) Sanudo, VII, 504. Lo stesso Sanudo nella Cronachetta cit.(pag. 31) scrìve nel 1493: < Et quando (1 patrìzi) hanno • corrotto portano barba certo tempo, per padre tre anni, per madre dol anni, per fratello un anno etc. ». (9) . A di 18 febbraio 1533 il Serenissimo vene in Collegio per la morte di la sorella di suo padre.... vestito con un • mantello di scarlatto*. Sanudo, LVII, 526 e 527. (IO) Sanudo, XIX, 443.