GLI ORDINAMENTI DELLO STATO 35 noli (soldati di mestiere), nella disciplina militare li superarono, e furono adoperati anche a custodia delle città (1). La cavalleria ordinaria era composta di schiavoni, chiamati, dalla copertura del capo, cappelletti, che formavano la guarnigione delle piazze più esposte ai pericoli nemici, e degli stradiotti, arditi avventurieri greci, così descritti da Domenico Malipiero: «Questa gente è bellicosa, più atta a dar assalti all’improvvisa che a combatter ordenatamente; porta l’elmo in testa, «la spada a lato, e la lanza in man, pochi usa la coraza; veste « habiti de bombaso assetai a la vita, che se chiama casaclie-, «1 so cavai è molto veloci e atti a correr Iongamente» (2). Gli assoldati, la cui mercede era molto maggiore di quella delle milizie regionali, raccolti dai capitani, portavano talvolta i colori della casata del loro condottiero, come nel 1509, quando dalle ville del Trivigiano « furono cavati mille soldati vestiti « di panno di vermiglio e bianco, ch’era la livrea dell’Al- Biano » <3) , e i prestiti volontari e forzosi non bastavano. Le milizie assoldate accrescevano di terreno lo stato, non di forza. Lodovico il Moro, duca di Milano, perfidamente confessava di non trovare altro modo, per abbassare la potenza veneziana, « salvo che farli spender « li danari et consumarli sopra le gente d’arme, considerando che, perdendo li danari et « consumando quelli, chuxì etiam succintamente perderiano la reputatione et il pota tere » (6). L’avidità dei principali signori d’Italia, che alla Repubblica vendevano il coraggio per denaro, non aveva limiti <7>; per un esempio, il 27 marzo 1499, Pandolfo Malatesta, signore di Rimini, faceva da un suo legato chiedere alla signoria una bonaman (mancia) di alcune centinaia di staia di frumento e di orzo per i suoi soldati. Il doge Agostino Barbarigo, dando una lezione di dignità, argutamente osservava che « li fioli « pizoli dimandava bonaman, ma (1) Luigi Celli, Le ordinanze milit. della Rep. Ven. nel secolo XVI, in « N. Antologia», 1894, ser. Ili, voi. LIII,pagg. 95-114 e 486-520. 1 (2) Malipiero, Annali 'ven. cit., I, pagg. 72-73. (3) Bonifacio, Istoria di Trivigi, Venezia, MDCCXLIV, pag. 492. (4) Le rendite erano divise in gravezze o imposte dirette sulla ricchezza dei cittadini, in dazii di importazione, di esportazione e di consumo, [in tasse sui passaggi di proprietà (messeteria) e ¡.in. partiti o appalti, o, come si direbbe con locuzione [moderna, monopoli fiscali. Fabio Besta, 'Bilanci generali della Rep. Ven. pubbl. dalla « R. Commissione pei doc. fi-nanz. della Rep. Ven. », Introd., pag. XXXVIII, LXVIII, XCVII, CXLIII. (5) Sono giunti sino a noi gli elenchi delle rendite e .delle spese della seconda metà del sec. XVI. Il quadro relativo al 1583 presenta in ducati 3.875.849 la summa dell’entrata della Serma Signoria di Venetia che si cava dal suo stato. Bilanci cit., voi. I, t. I, pag. 323. (6) Priuli, Diarii cit., ed. Segre, 30-31. alabardiere. (7) Sanudo, I, 670, 739. LCDagli «Habiti. del Vecellio). soldato schiavone. [ (Dagli « Habiti » del Vecellio)