238 CAPITOLO Vili. i segreti, le tradizioni di governo, si tramandavano immutati di generazione in generazione; i politici veneziani, a traverso il tempo, conservavano certi aspetti morali e intellettuali comuni. In quel periodo fortunoso, che si distende dalla metà circa del Quattrocento a tutto il primo quarto del secolo XVII, l’opera dell’aristocrazia veneziana, considerata nelle cose compiute e rrélle osservazioni scritte o parlate, forma la maggior gloria politica d’Italia. Due perfetti esemplari della stirpe, che resse i destini di Venezia, sono Gasparo Contarmi (n. 1483) e Paolo Paruta (n. 1540). Il Contarmi, mente coltissima, scrisse in latino un trattato di politica, nel quale voile dimostrare che Venezia rappresentava l’ideal forma di governo (1). II suo ingegno, più che negli scritti, fu operoso nell’azione politica, dove non vide soltanto ciò che è utile e opportuno, ma anche ciò che è buono e onesto. Destro negoziatore, fu adoperato in varie ambascerie: più notevole quella a Clemente VII nel 1528. Pochi sentirono come lui che l’Italia e il papato avrebbero raggiunto la loro grandezza, quando la Chiesa avesse separato gli interessi religiosi dai mondani; nessuno mai, dinanzi al papa stesso, osò con più libere parole esortare il capo della Chiesa a richiamare questa all’amor puro di Dio: « Oh, non pensi vostra « Beatitudine che il ben della chiesa di Cristo sia questo piccolo stato temporale che ha « acquistato; anzi avanti questo stato la era chiesa e ottima chiesa; la chiesa è la uni-« versalita di tutti i cristiani: questo stato è come quello d’ogni altro principe d’Italia; « e però Vostra Santità deve procurare principalmente il bene della vera chiesa, che « consiste nella pace e tranquillità dei cristiani ». Nominato cardinale, il Contarini, come già alla patria, consacrò alla Chiesa quel fervore, fatto di saggezza, che dimostrò nei pochi mesi in cui resse la legazione di Bologna, dove morì nel 1542, fra il compianto e l’amore universale <2>. Gli spiriti della dottrina di Gasparo Contarini rivissero in Paolo Paruta, animati dall’aura dei nuovi tempi. Per il Paruta la perfezione della vita umana sta nella vita politica, la quale non deve avere una diversa morale da quella privata, guidata sempre dalle massime del cristianesimo. E nella vita politica portò il suo vivo sentimento del reale, la sua limpida potenza d’osservazione, il suo acuto spirito d’indagine. Egli ebbe il coraggio di dire che la virtù dell’animo e dell’ingegno è da preporsi alla nobiltà della nascita: che ai vecchi nobili, « privi d’ogni grazia di natura a guisa di arbori troppo invecchiati », erano da preferire (1) De Magistratibus et República Veneto rum, Parigi, 1543. (2) De Leva, Della vita e delle op. del card. G. C., in « Riv. dell*!. R. Acc. di Padova», a. 1863, voi. XII, pag. 47. 1 CrQ VM Tri C^onc^xAi neh IL CASTELLO DI SAN GU IN ETTO. DISEGNO DI MARIN SANUDO NELL’ «ITINERARIUM TERRAE F1RMAE ».