454 CAPITOLO XIV. patrimonio che si riteneva di circa cento e sessantamila ducati d’oro Ancora, nel 1521 il doge Antonio Grimani « avea ducati (d’oro) 100,000 di contanti e più, senza « gli stabili, possessioni e altri.... e gli bastò l’animo di spendere ducati 30,000 di confi tanti per fare il suo primogenito cardinale.... e perchè la Signoria non aveva denari « le imprestò di sua borsa ducati 20,000 per armare.... » <2>. I patrizi poveri, invidiosi e cupidi, mostravano pubblicamente la loro miseria, facevano pubblico mercimonio dei loro voti, o chiedevano apertamente allo stato i mezzi per vivere e un tetto sotto cui riparare (3). Oltre al Governo che concedeva l’alloggio gratuito a parecchi nobili poveri PARIS BORDON - LA SEDUZIONE. (Milano, Brera). nella contrada di San Barnaba <4), v’erano patrizi ricchi che facevano costruire case per i poveri, e a goderne dovevano essere primi i nobili caduti in miseria (5). All’economia domestica altra grave insidia era il giuoco. Si giocava con ardente passione alle carte, ai dadi, alla mora, alla bassetta, non pure nelle chiuse stanze e nelle osterie, ma nelle vie, sui ponti, nelle gondole, nella corte del palazzo ducale e persino (1) Malipiero, Ann. Ven. cit., II, 666. — Il valore del ducato d’oro è dalle 12 /2 alle 13 delle nostre lire italiane calcolate in oro. Se la lira è calcolata in carta, il valore del ducato d’oro, o zecchino, è dalle cinquanta alle sessanta lire. (2)| Sanudo, XXX, 483. (3) Il Malipiero (Annali Ven. cit., II, pag. 535) scrive: « A 3 de marzo 1499, Andrea Contarini è andà.... con gran « esclamaiion davanti la Signoria, digando che Fè Nobele da chà Contarini; e ha solamente 16 ducati d’intrada con « nove fioli alle spale; e non ha habù officio zà sedese anni; è no sa guadagnarse ’1 viver con nessun mestier: e per ses-« santa ducati de debito, l’ufficio de le Cazue ghe ha vendudo la casa che l’habita; pregando che se habia pietà de lui, « e che F no se vogia mandar sotto i porteghi ». (4) Per i barnabotti vedi addietro pag. 10, n. 2. (5) Il doge Cristoforo Moro, morto il 9 novembre 1471, dispose perchè si facesse una ruga di case nella contrada di San Giobbe le quali fossero date per Vamor di Dio. Sanudo, Le vite dei dogi in « Rer. It. Script. » ■ t. XXII col. 1194.