L’ARTE NELL’INDUSTRIA 145 e che dopo la metà del secolo XV deve aver avuto a Venezia una bottega, dalla quale uscirono discepoli che lo imitarono in altre croci dello stesso stile. La glittica ebbe maestri eccellenti, quali il vicentino Valerio Belli (n. 1465), medagliaio e orafo egregio, ma più celebre come incisore di'pietre'dure e di cristallo, e i veronesi Galeazzo Mondella e Niccolò Avanzi. Dell’Avanzi, il Vasari dice di aver veduto un . lapislazzuli, largo tre dita, in cui era incisa la natività di Cristo con molte figure. Allo stesso Vasari apparivano miracolosi gl’ intagli di gemme del ferrarese Francesco Annichini, di- inorante a Venezia e morto nel 1545, la- ML sciando tre figliuoli, Luigi, Andrea e Calisto, Wft anch’essi glittici di gran valore. Dell’oreficeria veneziana si faceva coni- vaBfcf mercio anche dagli stessi patrizi, particolar-mente in Oriente. Marin Sanudo scrive di aver veduto, il 2 ottobre 1531, a Rialto, «in « ruga di zoelieri in man di sier Francesco Zen «di sier Piero, baylo a Costantinopoli, uno « anello d’oro, sopra il qual è uno horologio « bellissimo, qual lavoro dimostra le ore et « sona, et quello voi mandar a vender a Co- « stantinopoli ». (l). Era allora sultano di Co- f stantinopoli Solimano 11, il quale sommamente vHIpf si piaceva, a differenza de’ suoi predecessori, di gioielli, di oggetti di oreficeria, di armi ce- AfWfyÉjb sellate e niellate. Per ciò, nel marzo del 1532, i figli del bailo Zeno e altri patrizi misero JÉ JMf' W insieme una certa somma di denaro per far eseguire un oggetto di oreficeria, preziosissimo Sv per il valore e il lavoro, a fine di mandarlo a 9r fi Costantinopoli e trarne dalla vendita al sul- tano un lauto guadagno. Fra i soci a parte *|_ nel negozio erano anche gli autori del la- flSQw voro, gli orafi Caorlini. Questi Caorlini, arte-fici ingegnosissimi, facevano pure automi di legno, e il giorno 16 settembre 1532 portarono in palazzo a far vedere al serenissimo « una e « puta de legno qual con certa arte camina», CANDELABRO DI A. VITTORIA RICOMPOSTO CON GLI che fu molto ammirata dal doge e dai sena- avanzi raccolti nella incendiata cappella . del rosario. (Museo Correr). tori <2>. L’opera d’oreficeria, compiuta da Lodovico Caorlino, insieme col suo socio Vincenzo Levriero, era, al dire del cronista Sanudo, cosa notanda et di farne memoria: « un « elmo d’oro, tempestato di gioie, con quattro corone et il penachio d’oro Iavorado excel-« lentissimamente, sul qual è ligadi 4 rubini, 4 diamanti grandi et bellissimi, valeno li «diamanti ducati 10 milia, perle grosse de carati 12 l’una, uno smeraldo longo et bel- (1) Sañudo, LV, 14. (2) ld., LV, 636. Molmenti, La Storia di Venezia nella Vita Privata — P. II. 10