LA NUOVA CULTURA 243 Continuano le buone tradizioni della cartografia veneziana, che aveva dato, mirabile e insuperato esempio, il mappamondo di fra Mauro. Cosmografo e geografo insigne fu Livio Sanudo (n. 1532), la cui Geografia, pubblicata dopo la sua morte, contiene le carte più perfette di quante ne fossero state fatte fino allora (1586). Non tutti veneziani erano i cartografi, ma veneziane le officine da cui uscivano carte geografiche, portolani, mappe, disegnate con la maggior accuratezza, come i portolani di Grazioso Benincasa, anconitano (1480), la collezione di trentacinque carte nautiche dello Zurla (1490), il mappamondo di Bernardo Silvano, aggiunto all’edizione latina di Tolomeo (1511), il portolano di Pietro Coppo (1528), 1’ ¡solario di Benedetto Bordone (1536), le quattro carte aggiunte al Tolomeo di Jacopo Castaldo (1543), il grande atlante e i portolani di Battista Agnese (1554) <•>, le mappe di Cristoforo Sabbadino da Chioggia, gran maestro d’idraulica (2>, dell’ingegnere Donato, del Camozio, del Gastaldi, di Cristoforo Carnia, di Niccolò dal Cortivo, di Giulio e Cristoforo Sorte e di altri design adori e pertegadori <3). Non s’allarga invece la cerchia del sapere nelle discipline che si fondano sul calcolo, le quali, nell’età di mezzo, erano pur state in fiore presso i Veneziani, che avevano saputo applicare la trigonometria alla nautica e introdurre ne’ loro calcoli i decimali(4). Tuttavia, anche nel secolo XV, Venezia ebbe pubblici lettori di algebra, e il primo fu il canonico Paolo della Pergola, al quale succedettero i patrizi Domenico Bragadin (1455) e Antonio Cornaro (5>. Scolaro del Bragadin, condiscepolo del Cornaro fu Luca Paccioli, nato di povera famiglia in Borgo San Sepolcro, vissuto lungamente a Venezia, dove si fece frate francescano, e dove, oltre che istitutore privato, fu, nel 1508, pubblico lettore d’algebra nella chiesetta di San Bartolomeo. Il Paccioli, che nella Summa aritlimeticae et geo-metriae, proportionum etc. (1494)(B), diede par- vita e sui costumi dei Turchi, e Giovanni Malombra, che nel 1574 corresse la traduzione del Ruscelli della Geografìa di Tolomeo. (1) Lazari, Viaggiatori e navigatori veneziani, in «Venezia e le sue Lagune », I, 2, pag. 281. Di Battista Agnese si conservano alla Marciana due bellissimi portolani miniati; l’uno di quindici carte, coiranno 1545 (Cod. it., IV, 492); l’altro di trentotto carte, coll’anno 1554 (Cod. it., IV, 62). Sui portolani veneziani cfr. Konrad Kretschmeyr, Die itatienische Portolanen des MittelaUers, Berlin, 1909. (2) Il Trattato detta laguna veneta di Cristoforo Sabbadino, scritto circa nel 1551, é tuttora inedito nella sua integrità; ma della sua diffusione nei secoli XVI e XVII fanno fede le molte copie conservate nella Marciana e in altre biblioteche. (3) Nelle officine cartografiche, dove disegnavano cosmografi come il Forlano veronese, il Porro e il Bordone padovani, il piemontese Gastaldo e i veneziani Zenoi, Camori, Bertelli, davano aiuto scrittori ed editori, quali Livio Sanudo, gli Amusei, il Moletti, il Rosacio. (4) Libri, op. cit., t. II, pag. 202. (5) Ap. Zeno, Giornale dei letterati (T It., Venezia, 1710, t. V, pag. 360. (6) La Summa, impressa in Venezia nel 1494 da Paganino de’ Paganini, é dedicata al patrizio Marco Sanudo, In arithmetica eminentissimus. in geometria excellentissimus, autore di un’ingegnosissima sfera celeste di metallo. (Fo- RITRATTO DI NICCOLÒ TARTAGLIA. (Dall’opera « Quesiti ed invenzioni diverse », Venezia, 1554).