LA PITTURA NEL PIENO FIORE ECC. 95 GIORGIONE — LA MADONNA E I SANTI LIBERALE E FRANCESCO. (Castelfranco-Veneto, duomo). sua semplice espressione di calmi diletti e di sofferenze tranquille, compie il suo svolgimento nelle opere dei pittori nati nel pieno rifiorimento della bellezza e della gioia (1>. Lo spirito dei tempi nuovi s’inizia con Giorgione. Di lui non restano che pochissimi quadri <2>, ma bastano per far sentire il potere e il fascino esercitati da questo pittore, che aveva l’animo aperto a tutte le letizie esteriori e disposto a tutte le intime commozioni. Dopo Giorgione, la pittura veneziana palpita di quella vita che anima gli apostoli dell’Assun/a di Tiziano, la folla del Miracolo di San Marco del Tintoretto, i convitati delle Cene di Paolo. Gli artisti veneziani del Cinquecento, tranne il gran Tintoretto e qualche solingo meditabondo, cercavano soprattutto gli aspetti più seducenti della vita, senza troppo obbedire al sentimento. Forse la commozione dello spirito avrebbe nociuto a quei dipintori, disposti a comprendere tutte le bellezze esteriori delle cose e a renderle con una (1) Wolfflin, Die Klassische Kunst. Eine Einführung in die italienische Renaissance, München, 1904; Hillebrand, Le problème de la forme dans les arts figuratifs, Paris, 1903. (2) Di Giorgione restano soltanto i Tre filosofi (astrologhi) nel museo di Vienna, la Venere nella galleria di Dresda, la Tempesta nella collezione Giovanelli di Venezia, il Cristo e il manigoldo nella chiesa di San Rocco a Venezia, la Madonna e i santi nella chiesa di Castelfranco, la Giuditta all’Ermitage di Pietrogrado, il Ritratto di giovine al museo di Berlino. Dei freschi sulla facciata del fondaco dei Tedeschi non rimane che qualche resto. Lionello Venturi, Giorgione e il Giorgionismo, Milano, 1913, pag. 29 e segg.