LA PITTURA NEL PIENO FIORE ECC. 99 super quibus teruntur colores <>>, riducendo in polvere col corente (macinello) i minerali, come il lapislazzuli per cavarne lo azuro <2), e passando quindi al fornello a meschiar lacche, mastici, colle (3>. Forse si deve a quest’ansiosa incontentabilità, che spingeva il Tintoretto a ricercare nuovi metodi di colorire, se molte sue opere sentono le offese del tempo. Per ottenere il rilievo delle figure, che paiono staccarsi dai fondi, il pittore dovette far uso del nero d’avorio bruciato e di bitumi che, alterandosi con gli anni, appannarono le luci e incupirono le ombre. La storia dell’arte sta principalmente nelle opere, ma per la migliore interpretazione di queste, giova conoscere la vita degli artisti. Ma pochejiotizie abbiamo intorno a quei pittori i quali, fra il chiudere dell’età di mezzo e l’aprirsi della modernità, segnano quei confini che talvolta abbiamo dovuto varcare, e dentro i quali dovremo qualche volta rientrare. Fino a che nuovi documenti non vengano a illuminar meglio la vita dei primitivi, ci piace di scorgere qualche cosa d’intimo e personale persino nel nome da essi segnato col pennello ne’ loro quadri, o tracciato con la penna, men sicura del pennello, su qualche carta ingiallita e corrosa dal tempo (4). Poco ci dicono le vecchie carte della famiglia Vivarini, vetrai di Murano, da cui uscirono Bartolomeo, ancor vivo nel 1493, e Alvise morto intorno al 1505, fratello il primo, figlio l’altro del vecchio Antonio, morto intorno al 1476. I Vivarini furono spesso confusi con la famiglia, pur di Murano, dei Bavarini, mediocri pittori <5). Maggiori notizie sui fratelli Bellini: Gentile, che Jacopo ebbe dalla moglie Anna, si vuole nato nel 1426, o secondo altri nel 1429 <6). Non si conosce invece l’anno della nascita di Giovanni (1432?), oent.le bellin, - medaglia d. ma««™»,.. figlio illegittimo di Jacopo. Sembra che, sin oltre ai trent’anni, sia vissuto col padre e col fratello Gentile in una casa dei procuratori di San Marco a San Geminiano. Ma nel 1481 lo troviamo dimorante a Santa Marina<7), laddove Gentile continuò, fino all’estremo suo giorno, ad abitare a San Geminiano; onde non è da credere che i due fratelli abbiano avuto una comune bottega. Quella di Giovanni, come la bottega di altri grandi artisti, dal Botticelli a Raffaello, rassomigliava più a una officina che a uno studio; il maestro non soltanto faceva quadri tutti di sua mano, ma abbozzava molte opere che gli aiuti e i discepoli compivano <8). (1) Testamento (28 ott. 1508) del pittore Fr. da Santacroce. Cfr. G. Ludwig, Die Bergamasken in Venedig, pag. 20, in « Jahrbuch der Preuss. Kunstsammlungen », Berlino, 1903, suppl. voi. XXIV. (2) Libro di conti del Lotto cit. (3) Una ricetta del Sansovino, trascritta nel Libro di conti del Lotto, insegna a far cerra da lavorar de rilevo che non athaca et morbida facendo bulir insieme: « Cera............................ L. 10 «Trementina...................... » 1 « Sevo............................ » —y2 « Fumo........................... ■ — onze 1 /2 ». (4) Le segnature di artisti, intercalate in questo capitolo, sono tolte dai quadri, e gli autografi da documenti esposti nella sala « Margherita » all*Archivio di Stato in Venezia. (5) Testi, La st. della pitt. venez., Bergamo, 1915, parte II, pag. 315 e segg. (6) Cantalamessa, L'arte di Jacopo Bellini, Venezia, 1896. (7) G. Ludwig, Archivalische Beitràge zur Gesch. der Ven. Kunst, in « Itaiienische Forschungen » pubbl. dall’istituto, tedesco di st. dell’arte in Firenze, Berlino, 1911, v. IV, pag. 89. (8) Berenson, Dipinti venez. in America cit., pagg. 108, 109.