LA FAMIGLIA 331 AGORAIO (SEC. XVl) PROBABILMENTE UN DONO NUZIALE. (Museo Correr). questa usanza potrebbe trovarsi anche a Venezia. Il 13 aprile 1489 otto giovani patrizi — Leonardo Bembo, Alvise Soranzo, Filippo Paruta, Sebastiano Bon, Alvise Loredano, Giusto Guoro, Domenico Vitturi, Daniele Trevisan— entravano rumorosi nella chiesa di San Giovanni Grisostomo, dove tra la folla dei devoti « ibant « redibantque multe et varie damicelle prò indulgentia accipienda, « gestantes in manibus nasitergia sive fazoletos ». 1 giovani patrizi strapparono violentemente di mano i fazzoletti ad alcune di quelle fanciulle « et exinde infra personas eufugientes evanue-« runt ». Furono presi e, prima di esser posti alla tortura, de plano confessi, furono condannati a due mesi di carcere et deinde banniti de Venetiis et districtu per annos duos <*>.11 fatto si ripete dopo parecchi anni nella identica forma. Il giorno 11 maggio 1530, due altri giovani patrizi, Giovanni Soranzo e Marco Garzoni, furono banditi per anni quattro, « perchè el zorno di San Job, stando su la porta di la chiesa, toleva di man «et di la Centura li fazoletti ale donne » <2). Sembra inverosimile che giovani appartenenti a primarie famiglie nobili, abbian potuto sfidare la inesorabile giustizia della Repubblica per rubare dei fazzoletti da naso in un luogo sacro. Questo furto volgarissimo che va ripetendosi nelle identiche circostanze in una chiesa par debba avere un significato simbolico, onde può essere arrischiata, ma non assurda l’ipotesi che fosse una delle tante usanze nuziali, nelle quali il pretendente, non potendo ottenere dai genitori la fanciulla amata, o la baciava pubblicamente, o le portava via la pezzuola dalle mani<3>. L’ipotesi non è suffragata da prove documentali, ma certi fatti inesplicabili fanno credere che non tutte le costumanze nuziali del passato sieno conosciute. Noti in tutti i loro particolari sono invece i riti nuziali esteriori, che il costume illeggiadrito dall’arte, rendeva sempre più magnifici e pittoreschi. Gli sponsali spesso combinati da una terza persona, la quale forse corrispondeva all’oratore d’altri paesi (4), erano preceduti dalla promessa del padre di concedere la mano della figliuola al fidanzato. Seguivano gli sponsali (de futuro), che potevano essere consacrati con giuramento e si pubblicavano come un editto nella corte del palazzo ducale, dove lo sposo riceveva le felicitazioni dei parenti e degli amici. Avveniva quindi la proclamazione del consenso dei fidanzati (de praesenti) e finalmente l’inanellamento della sposa <5). I contratti nuziali, dopo aver fissato la dota et promission dotai, facevano un minuzioso inventario di tutte le cosse per el vestir della sposa <6). Nel giorno fissato per la scritta, 1 J (1) Arch. di Stato, Avogaria del Comun, Raspe, reg. 16, c. 104. (2) Sañudo, LUI, 234. (3) R. Corso, loc. cit. (4) La dichiarazione dei futuri sposi, in alcuni paesi, era provocata da una persona estranea (oratore nuziale) che, essendo spesso un giudice o un notaio, era, secondo alcuni, una specie di rappresentante della potestà pubblica. (Brandileone, Saggi cit., pagg. 133-135). Il Ruffini (Per la si. del dir. mair., in « Filangieri -, Milano, a. 1894, P. 1, pagg. 561-574 e 731-752) crede più giustamente che l'intermediario del matrimonio sia una terza persona qualunque, come certamente avveniva a Venezia. Ma intorno all’oratore nuziale a Venezia non si hanno documenti, perchè quelli ritrovati dal prof. Federico Thaner ( Venetianische Fiirsprecher) non sono punto veneziani ma ferraresi. Cfr. Pastetta, Contributo alla st. deWorat. nuz., in «Studi Senesi», Torino, 1896, voi. XIII, fase. I, II, pag. 4. (5) Tamassia, La famiglia cit., pag. 188. (6) Un contratto di nozze del 1537 cit. cesoia a molla (sec. xvi) probabilmente UN DONO NUZIALE. (Museo Correr).