250 CAPITOLO Vili. Meglio della medicina progrediva la chirurgia (l), coadiuvata dallo studio dell’anatomia, antiquissima et nobilissima consuetudine, come osservava il collegio medico-chirurgo, il quale, fin dal secolo XV, chiedeva ai signori di notte qualche cadavere umano, perchè nel luogo consueto, l’ospedale dei Santi Pietro e Paolo, dinanzi ai chirurghi e ai fisici, un incisore-cerusico potesse fare la sezione cadaverica, e un medico leggere la spiegazione anatomica. Compiuta l’operazione, si faceva celebrare una messa per l’anima del defunto, e le membra ricomposte si seppellivano. Uno dei primi a scrivere di chirurgia fu un veneto di Piove di Sacco, Angiolo Bolognini, professore a Bologna dal 1507 al 1517; ed è pur veneto un insigne anatomico, Marcantonio Dalla Torre, nato in Verona nel 1481, laureatosi in Padova e chiamato a Pavia da Leonardo da Vinci, col quale si strinse in affettuosa amicizia <2). Nel 1537 insegnò a Padova il grande maestro Andrea Vesalio di Bruxelles (n. 1514), che diede alla scienza un nuovo impulso ed ebbe a uditori delle sue lezioni Giannandrea della Croce e lo spagnuolo Giovanni Vaiverde, raf-gurati entrambi nel frontespizio dell’Anatomia del Vesalio, il primo a destra del maestro, l’altro a sinistra. Il della Croce, nato in Venezia, vi esercitò la chirurgia dal 1532, e nella sua modestissima casa a Santa Maria Mater-domini scrisse la Cirurgia Universale e perfetta di tutte le parti pertinenti all’ottimo chirurgo, nella quale si contiene la theorica et pratica di ciò che può essere nella Cirurgia necessario; opera che, nelle sue traduzioni francese, tedesca e latina, portò oltr’Alpe l’insegnamento d’Italia <3). Il collegio dei medici e dei chirurghi andava continuamente trasformandosi (4). Il nuovo statuto del 1550 tratta degli uffici (priore, consiglieri e sindaci), delle visite, delle medicazioni, delle tasse, della nomina del protomedico, addetto al magistrato di sanità. Nel 1565 viene riformato anche lo statuto degli speziali, i quali non potevano, fin dal 1450, esercitare la medicina, com’era loro permesso dianzi, ma non volevano esser confusi con gli speziali da grosso (droghieri). Più di cento farmacisti erano allora in Venezia, e godevano di buona riputazione, perfino in Oriente, per la bontà dei loro farmachi, specialmente della teriaca, ritenuta dai medici mater omnium medicinarum <5). In fiero contrasto coi medici e gli (1) Un indizio di quanto la chirurgia fosse progreditaci è dato dal numero e dalla forma elegante degli strumenti chirurgici, che da alcuni disegni del sec. XVI si mostrano lavorati con una perfezione a cui concorrevano la scienza e l’arte. (2) Solmi, Leonardo, Firenze, 1919, pag. 188. (3) Giordano, Discorso comparativo su Ambrogio Pari e Giovannandrea della Croce, in « Atti del 1° Congr. della Soc. Ital. di St. critica delle Se. Med. e Naturali*, in Roma, 1912 (Grottaferrata, 1914); Id. Intorno ad un chir. ven. del 500, in « Riv. mens. della città di Ven.», marzo, 1923. (4) Vedi il voi. I, pag. 416 di questa Storia. — Gli Atti del Collegio Medico-Chirurgico manoscritti alla Marciana (Cod. it. VII, 2327 al 2334) incominciano dal 1476. Cfr. Giordano, Venezia ne’ suoi chirurghi, Venezia, 1909; Giomo e Bratti. Cod. doc. manoscr. e fonti per sentire alla St. della Medie, conservati nell'Arch. di St. e nel museo Correr, Vene zia, 1909. Il Collegio medico-chirurgico sì radunava nelle sacristie di San Bartolomeo e di San Salvatore, e dopo il 1500 nella chiesa di San Paterniano. (5) Nella farmacia all’insegna dell'Orso a Santa Maria Formosa si fabbricavano preciosi licori per le ferite (Fioravanti, op. cit., pag. 19 t.). Oltre a questa farmacia condotta da messer Saba de* Franceschi, erano rinomatissime m M SCUOLA DI TIZIANO. RITRATTO DI ANDRKA VF.SALIO(?). (Firenze, Pitti)