LE CONDIZIONI SANITARIE ECC. 57 il gran ponte approdavano le barche, ricolme di erbaggi e di frutta delle isole fertili, r bragozzi carichi di pesce; e tra i banchi della pescaria e le ceste e i canestri de\V erbaria, fioriva d’arguzie il dialetto dei popolani. Per godere cosi lieto spettacolo, nelle belle mattine di primavera, al canto dei quagliotti <•>, si affacciava alla finestra della sua casa, di contro alPerberia, messer Pietro Aretino, un descrittore a cui non si può negare il senso del pittoresco. « Le piazze del mio occhio diritto — scriveva egli al patrizio Domenico « Bollani, suo padrone di casa — sono le beccarie e la pescaria: et il campo del mancino, « il ponte et il fondaco dei Tedeschi; a l’incontro di tutti due ho il Rialto, calcato d’huo-« mini da faccende. Hocci le vigne ne i burchi, le caccie e l'uccellagioni nelle botteghe, « gli orti nello spazzo, nè mi curo di veder rivi, che irrighino prati, quando a l’alba miro « l’acqua coperta d’ogni ragion di cosa, che si trova nelle sue stagioni... » (2). GONDOLA IN VIAGGIO VERSO LA TERRAFERMA. (Incisione dal sec. XVI che sta entro un ms. cl. Vili, cod. I, della Fondazione Quirini-Stampalia in Venezia). Allo strepito operoso succedeva il silenzio della notte. 11 buio delle strade era rotto qua e là dai guizzi di luce dei cesendeli dinanzi alle immagini sacre, o dal bagliore di qualche lanterna portata dai viandanti. Ai primi albori si ridestava la vita, fervida e varia anche sulle acque dei cento rii e dell’ampia laguna. Entravano dai porti le sparvierate (1) « Questi goffi uccelli sono apprezzati in Venezia alla primavera; si per udirli cantare et far risonare quei canali « con spezzarsi a gara il petto, come anco perchè sentendoli tutta la mattina inducono soave sonno ». Agostino Gallo, Le tredici giornate della vera agricoltura et dei piaceri della villa, Venezia, MDLXV1, pag. 282. — L’Aretino, udendo una mattina, sul canalgrande, cantare questi uccelli, improvvisò i seguenti versi : O ben avventurati voi quagliotti, Perchè sete da noi non men pregiati, Che i belli et eccellenti pappagalli. (2) Aretino, Lett. cit., lib. I, c. 169 t. — La lettera al Bollani comincia cosi: « Egli honorando gentiluomo, mi pare « peccare nella ingratitudine se io non pagassi con le lodi una parte di quel che son tenuto alla divinità del sito, dove « è fondata la vostra casa, la quale habito con sommo piacere della mia vita, per ciò che ella è sorta in luogo, che ne’l « più giuso, ne’l più suso, ne’l più qua, ne’l più là ci trova menda... Certo chi la fabricò, le diede la preminenza del più « degno lato, ch’habbia il Canal Grande. E per esser egli il Patriarca d’ogni altro rio, e Venetia la Papessa d’ogni altra « cittade, posso dir con verità ch’io godo della più bella strada e della più gioconda veduta del mondo ». La casa, in parrocchia dei Santi Apostoli doveva essere quella che sorge sul canalgrande all’angolo del rivo di San Giovanni Crisostomo. Cfr. Tassini, Delle abitazioni di P. A., in « Arch. Ven. », a. 1896, t. XXXI. pag. 205.