LA NUOVA CULTURA 249 (m. 1525), Marino Brocardo, Curzio Marinello, che scrisse di filosofia, fratello della scrittrice Lucrezia e il francese Pietro Sivos(m. 1594). Dimorò inoltre ed esercitò a Venezia il celebre Santoro Santorio di Capodistria (n. 1561), che nel 1611 chiamato all’università di Padova, dopo avervi insegnato con plauso per tredici anni ritornò sulle lagune, dove pubblicò la sua classica opera della medicina statica, nella quale con nuove osservazioni è studiata la traspirazione interna ed esterna del corpo umano <2). Morì nel 1636, lasciando le sue facoltà al veneto collegio di medicina. Fiere dispute sui metodi di cura (3) si accendevano fra medici, e chi come il pesarese Valerio Soperchio (m. 1540), che meritò sulla sua tomba nella chiesa dei serviti un’epigrafe laudatoria di Pietro Bembo, era seguace della medicina araba, chi, come Vittore Trincavello, si mostrava invece ardente fautore delle dottrine d’Ippocrate e di Galeno. Insieme con tanti altri argomenti di poesia, di storia, di astrologia, scrisse di medicina e di anatomia il veneziano Michelangelo Biondo (n. 1497, m. 1565 circa), autore di un Libellus de morbis puerorum e di un trattato De origine morbi gallici. Più curioso un altro suo libro, Le tre furie del mondo, nel quale parla di un suo morbo domestico, la perversa moglie, la quale lo avrebbe tratto alla disperazione, se essa stessa non lo avesse liberato precipitandosi da una finestra. (1) Ai medici menzionati si possono aggiungere: Michele Mutti, Giambattista Gemma, Girolamo Ramusio, ri-minese, Antonio Secco, praticho visitaor, come lo chiama il Calmo, Girolamo Tebaldeo da Oderzo, Fabio dissenti da Vestone, Marziale Rota, Niccolò Sammicheli, Benedetto e Fabrizio Riccio, Francesco Stabile da Potenza, Girolamo Boniperto, novarese, Francesco Mattioli, senese, padre di Pier Andrea, Francesco Litigato da Lendinara, Giovanni Colle, bellunese, Attillio Quattrocchi, Matteo Albino, Bartolomeo Agolanti, Giambattista Peranda, Gian Bernardo Regazzola, Lorenzo Ricciardi, aretino. — Il Fioravanti (Specchio di scieniia univ. cit., pag. 13) scrive: «Oggidì (1571) « in Venetia.... (medici) ve ne sono forse in maggior eccellenza, che mai siano stati per l’adietro, tra quali ne sono al-« cuni, che se Galeno tornasse al mondo, non gli cederebbero nè di scientia, né di pratica, come Decio Bello bono napo- ♦ litano, Bonifacio Montio da Urbino, Agofin Gadaldin da Modena, David Calonimos hebreo, Giovanni Gratarolo il « Comasco, et molti altri che i nomi loro non mi reccordo: quai tutti sono di dottrina et esperienza, che il mondo «si stupisce delle loro operazioni che fanno». Anche la chirurgia era molto avanzata, al dire del Fioravanti, il quale ricorda di nuovo i Bellobuono napoletani, e poi Francesco d'Attimis, Angelo Rizzo, i barbieri Battista di Cesconi e Antonio Bezzuol di Brescia « tutti di tal valore che si può quasi dire che risuscitino i morti ». (2) Il ritratto del Santorio, seduto sur una specie di bilancia, dinanzi a una tavola, in cui si vedono pane e vino e un piatto, è nella sua opera Ars de statica medicina, Lugduni Batavorum, apud Davidem Lopes de Haro, 1642. (3) Curiosi particolari sulle cure mediche di quel tempo troviamo in alcune note, tratte dal Diario di Gian Paolo da Ponte, avo di Irene da Spilimbergo, il quale descrive la malattia della celebre fanciulla: «Adi 4 die. (1561) il mal «d’Irene è d'importantia con una continua febbre —adi 6 per contadi al stuer (conduttore di stufe o bagni pubblici) « che cavò il sangue ad Irene con le ventose n. 6 si diede un mocenigo et un de 18 — adi 7, per contadi al eccellente « Mess. Michiel di Mutti due. 1 visita Irene che Idio l'agiuti (e le altre visite del Mutti sono pure pagate con un ducato « ognuna). — Adi 13, per contadi ad un barbier che vene a netar la lingua ad Irene due volte L. 1, s. 10 — adi 16 « per contadi a Ser Ant. Santi per tanti spesi in più volte ut infra in tordi et oselletti s. 6, in pernise para 1, L. 2, « s. 10, in un par di caponi L. 3 per la malatia d'Irene, per far bon brodi stilladi et consumadi et restaurativi per man «de spitier costò L. 5, s. 16 — adi 17 per far un Colegio con mess. Nicolò da Como, il Navara et Mutti due. 3 nel « mal d’Irene L. 13, s. 8 — adi ditto, notto che in questa sera a cerca ore 5 Vi dopo che per consulto delli detti «medici li fu poste alcune altre ventoze sul collo..., la poverina mori». Suttina, Appunti per la biogr. d'I. di S., in • Atti dell’Acc. di Udine », a. 1914, ser. IV, voi. 111.