108 CAPITOLO V. età, l’altra, la bella Lavinia. Tiziano ritrasse forse gli allettamenti della paternità nella Madonna del coniglio, ora al Louvre, delicatissima composizione, che ha per fondo la ridente campagna dell’Isonzo e del Tagliamento. La morte di Cecilia (5 agosto 1530) addolorò profondamente il pittore, che non pensò più a nuove nozze, e chiamò dal Cadore, per far da madre ai suoi figli, sua sorella Orsa, la quale, dopo esser rimasta con lui vent’anni, morì nel marzo del 1550. L’Aretino scrisse un’affettuosa lettera di condoglianza a Tiziano, per la perdita di una donna che aveva saputo essergli non soltanto sorella, ma figlia, madre, compagna e curatrice delle domestiche faccende <>>. Se Tiziano non ebbe conforti dal primogenito Pomponio, che, con le orgie e le dilapidazioni, macchiò la veste LA CASA DOVE NACQUE TIZIANO IN PIEVE DI CADORE, COME È OGGIDÌ. sacerdotale, fu però felice nell’affetto degli altri due figli, Orazio, non mediocre pittore, e la diletta Lavinia, sposa, nel 1555, di Cornelio Sarcinelli di Serravalle. Sulle fondamenta dei Mori presso alla Madonna dell’Orto, s’alza ancora la casa di leggiadro stile archiacuto, dove, dal giugno del 1574 al 31 maggio del 1594, giorno della sua morte (3), abitò Jacopo Robusti, nato a Venezia nel 1519, e chiamato Tintoretto dal mestiere del padre. Visse tra l’affetto della moglie e dei figli, fra i quali, prediletti, Domenico (1562-1657), ingegnoso pittore, e Marietta, pittrice di buona rinomanza ed esperta nell’arte dei suoni. AlPimmenso affetto del genitore, alle speranze dell’arte essa (1) Aretino, Lett. cit., lib. V, c. 243 t. (2) L’atto di morte del Tintoretto, tratto dal Necrologio dei provveditori alla sanità, dice: « a dì 31 maio 1594. E1 « magnifico mes. Jacomo Robusti ditto el Tintoretto de anni 75 de febre giorni 15 ». Nel testamento del 30 marzo 1594, così egli parla della moglie: « Voglio che la carissima mia Consorte madonna Faustina Episcopi sia donna e madonna, « patrona e sola commissaria et usufruttuaria di tutto il mio e governatrice de miei et sui figliuoli et figliuole ». Arch. di Stato, Sez. Notarile, Test. not. A. Brinis, B. 157, n. 483.