290 CAPITOLO IX. sogno. È curioso notare come l’usanza degli orecchini incominciasse soltanto nel 1525. Li portò, prima d’ogni altra, una gentildonna Foscari-Sanudo, il 6 dicembre di queU’anno, in una festa in casa Bragadin; « cossa notanda! » esclama Marin Sa-nudo, il quale descrive la Foscari-Sanudo, sua parente, con gli orecchi forati « al « costume di more, e con un aneleto d’oro sotil portava una perla grossa per banda : « cossa che lei sola porta, et mi dispiacque assai » <’>. Ma opporsi alle nuove usanze era vano. I ventagli invece comparvero assai per tempo, ed erano dapprima formati di un bastoncino, con un lembo quadrato di carta, o di stoffa ricamata, a guisa di banderuola; poi di pizzi di Burano, di piume e di pelli rare, coi bastoncelli d’avorio, di tartaruga, di metalli preziosi impressi a disegni, o incrostati di pietre preziose, e si appendevano, di soiuu, alla cintola con una catenella. Il senato si occupò anche dei « ventoli de penne, zebellini... « che le donne haveano principiato usar (1512), dei ventoli over ventagli de lovi « cervieri et zebellini, cum li manegi d’oro « et d’arzento, cum zoglie et perle per « sopra », non permettendo se non i « ven-« tagli de penne simplice cum li manegi de « osso negro over avolio (1526), senza al-« cuno lavoro o intaglio nè di oro nè di «argento (1530) » <2). I divieti furono così rispettati che le popolane vollero pure avere il ventaglio di paglia con uno specchietto nel mezzo, oppure di pergamena a traforo, o di carta con disegni e figure. Nel secolo XVI erano molto in voga sui ventagli le rappresentazioni cavalleresche e le figure di Orlando e di Rinaldo; poi vetinero di moda i disegni degli avvenimenti del tempo, le figure grottesche, le caricature, così che si diceva roba da ventoli a chi si rendeva ridicolo, e l'andar sui ventoli equivaleva all’esser posto in canzonatura. Mutabile nelle forme più varie e più strane l’acconciatura del capo femminile. I capelli nel Quattrocento si portavano sciolti, o legati con un nastro, o attorti in trecce, cadenti sulle spalle o annodate sulla nuca a forma di cono <3>; oppure si coprivano, in parte, con una piccola cuffia, lasciando cader l’altra parte sulla fronte, così che talune andavano con le crine ante gli ogii, come scriveva il Casola, il quale aggiunge che i capelli erano la maggior parte comperati, e se ne faceva commercio (1) Sanudo, XI, 425. (2) Arch. di Stato, Senato Terra, reg. 18, c. 12 t. (8 maggio 1512), reg. 24, c. 67 t. (25 genti. 1526), reg. 26, c. 5 (19 marzo 1530). Nel cit. Contratto di nozze Marcello-Venier si nota: « Un ventaglio de pene rosse et bianche cuni * el suo manego de osso bianco... due. 2, gr. 12, et per la sua scattola da tenirlo dentro due. 0, gr. 4 •. (3) Laura Cereto, bresciana (n. 1469, m. 1499), scriveva nelle sue Epistolae (Patavii, 1640, pag. 68): « Harum • liane atque iliam ex alienis capillis in summum verticem turritus nodus adstringit *. Ha 6ito t/t Art^euuto Armate Pnma nm prtw flfr* GARZONE DI SARTORIA. (Dagli • Habiti • del Franco).