SPETTACOLI SCENICI, LA DRAMMATICA E LA MUSICA 4()7 « luoghi ad imitation di Catinella « (l). I ludi zanneschi del Cantinella avevano miglior fortuna. Quanto più gli attori facevano ridere, tanto più erano ricercati e carezzati, e le tavole signorili erano più ingombre di buffoni che di alcuna specie di virtuosi, come scrive il Garzoni, il quale di certi istrioni, che improvvisavano il teatro, disegnandone le scene col carbone, e allettavano le plebi con’ le più grossolane lubricità, lasciò un vivace ritratto (2). Di contro ai miseri istrioni v’erano però attori valentissimi, e a un tempo autori di grido, come Andrea Calmo e il Ruzzante, il quale recitò excellentissimamente anche a Venezia (3), e fu chiamato dallo Speroni il nuovo Roscio. E tanto era l’entusiasmo che suscitava qualche comico famoso, che il pubblico, per entrare là dove esso recitava, « montava le mura, rompeva le porte e pas-« sava canali »<4>. L’uso di far recitare le parti femminili da giovinetti anuo cessando, e le donne comparvero negli spettacoli scenici, accrescendone la verità e le attrattive(5). Tra i commedianti più applauditi le memorie del tempo ricordano il Cherea, il musaicista Valerio Zuc-cato e la moglie di lui Paolina, Marco Aurelio Alvarotto, detto Menato, Girolamo Zanetti, detto Vezzo, il Castagnola, detto Billora, Francesco Berettaro, Andrea Ra-zer, Zanipolo e suo figlio Cimador, Pietro d'Armano, un Trapolino, un Franciotto, un Tizone, Domenico taja calze, Berto da la biava, Francesco Gatta e altri, i quali venivano formando delle associazioni, che preludevano in certo modo alle comiche compagnie (6>. La prima compagnia comica, composta però di soli uomini, sorse a Padova nel 1545 (7),~ma compagnie ordinate si formarono soltanto nell’ultimo quarto del secolo. Le prime furono quelle di Pedrolino (Giovanni Pellesini), Zan Ganassa (Alberto Naselli), dei Confidenti, dei Gelosi, degli Uniti, dei Fedeli, dei Desiosi, degli Accesi (8>. Più famosa quella (1) Il Franchino allude certamente ai ludi zanneschi del Cantinella e di altri istrioni triviali e all’improvviso. Cfr. D'Ancona, op. cit., I, 414. (2) « Come entrano questi dentro a una città, subito con tamburo si fa sapere: che i Signori Comici tali sono arridati, andando la Signora vestita da uomo con la spada in mano a fare la rassegna, e s’invita il popolo a una comedia, «*o tragedia o pastorale in palazzi, o aU'hosteri i del Pellegrino, ove la plebe desiosa di cose nuove e curiosa per sua na-« tura, subito s’affretta a occupar la stanza, e si passa per mezzo di gazettc (monete) dentro alla sala preparati, e qui « si trova un palco postizzo, una scena dipinta cjI carbone senza un giudicio al mondo; s’ode un concerto antecedente « d'asini e galavroni; si sente un prologo da Ceretano,... un Magnifico che non vale un bezzo, un /.ani che pare un'oca, « un Oraziano che caca le parole, una Ruffiana insulsa e scioccarella; un innamorato che stropia le braccia a tutti quando « favella; un Spagnuolo che non sa proferir, se non mi vida e mi corazon; un pedante che scarta nelle parole toscane « a ogni tratto, un burattino che non sa fare altro gesto che quello del berettino che si mette in capo, una Signora so-« pratutto orca nel dire, morta nel favellare, addormentata nel gestire, ch’ha perpetua inimicitia con le gratie, e tien • con la bellezza differenza capitale*. Garzoni, Piazza ctt., pag. 740. (3) Sanudo, XXVIII, 255. (4) Para bosco, Il primo libro delle Mi. famigliar i ecc., Vinegia, MDLI, pagg. 52, 52 t. (5) Qladrio, St. e rag. ifogni poesia, Bologna-Milano, 1730-1752, voi. V, pag. 240. — Fr. Bartoli (Sot. Ist. dei comici il., Padova, 1782, pref.) dice che «solo circa il 1550 cominciarono sulle scene a recitare le nostre Donne ►. (6) V. Rossi, Intr. alle lett. del Calmo, pagg. 31 e Lett. cit., 139; D’Ancona, op. dt., II, 231, 232. (7) E. Cocco, Una compagnia comica, in «Giom. stor. d. lett. it. », a. 1915, voi. LXV, pag. 62. (8) Tonelli, Il teatro Hat., Milano, 1924, pagg. 220, 221. MASCHERE DELLA COMMEDIA DELL'ARTE. (Dagli ' Habitus» di P. Bertelli).