232 CAPITOLO Vili. « d’eccellentissimi professori in cadauna sorta di virtù magnifica ed illustre, per im-« parare a cavalcare, a ballare, ad esercitarsi nel maneggio di qualunque sorta d’arme, « e nella musica, e per saper finalmente i costumi e le creanze italiane, delle quali «sono invaghiti » <■>. Anche gli studenti tedeschi addestravansi negli esercizi militari, univansi in geniali convegni, avevano case del consorzio, fondavano biblioteche, affezionati sempre alla Repubblica <2), ossequienti ai civici rettori, ma pronti a risolvere le questioni con la spada. Erano più numerosi dei francesi, degli inglesi e dei polacchi (3). Le lettere degli scolari oltramontani non hanno parole bastanti per magnificare la Repubblica, la quale era tollerante e faceva essere tollerante anche il clero verso i protestanti. Le relazioni tra il capitano e il podestà veneziani e gli scolari erano quasi sempre cordiali (4), quantunque l’effervescenza giovanile trascorresse qualche volta a rivalità e a lotte, anche armate, fra studenti delle diverse nazioni e delle diverse scuole, e fra scolari e cittadini. Gelosie e litigi fra gli stessi professori: si crede che l’animosità dei colleghi abbia armato la mano del sicario che spense nel 1563 il piacentino Bassiano Landi, lettore di filosofia e medicina (5). Le rivalità, che turbavano la studentesca, non impedivano però ai giovani di trascorrere lietamente i giorni fra amori di facili beltà, conviti, giostre, mascherate, rappresentazioni teatrali, lieti desinari, cene clamorose. Curiosa la descrizione d’una cena di studenti, che si trova in un’epistola, scritta nella prima metà del Cinquecento <6). L’anonimo scrittore narra che, avendo una sera invitato a cena in casa sua molti scolari et lo bidello et lo nodaro dell’Università, finché si apprestava il banchetto, gl’intervenuti, ch’erano quarantacinque, si diedero a mille giochi e facezie: chi ballava, o sonava, o cantava, chi a gran voce predicava; alcuni tiravano di scherma, altri fingevano di pianzer un zudìo o di sconzurar spiriti. Sei si vestirono in maschera, uno da m.° Francesch, uno da fachin, dui da villani, senza volto et dui da mattarello. Giunta l’ora della cena, lo studente travestito da m.° Francesch, che faceva da scalco, uscì co’ suoi compagni, i quali dicendo che tutti li ordegni convenienti erano stati imprestati via, non misero sulla tavola se non la tovaglia e parecchie candele. Dopo molti altri scherzi furono portate l’una appresso l’altra tante ghiotte vivande da non finir più. Gli allegri goliardi si davano ritrovo in altre romorose adunanze, quali la machaeronea seda e Yacademia cosmicana <7>. Della machaeronea secta il padovano Tifi Odasi, fiorito intorno al 1477, descrisse le allegre geste con versi che per la festività preludono a Teofilo Folengo <8>. L’umor faceto degli scolari rivive anche nel Nobile Vigonze opus, un’altra maccheronea anonima, pubblicata nel 1490, nella quale si narra la burla fatta a un povero sciocco, a cui gli studenti fanno leggere una lezione nell’università, fra le risa del pubblico affollato <9). Altre volte il giovanile consorzio (1) Bucci, Le coronationi di Polonia et Francia del Chr. Re Enrico 111, Padova, 1576, voi. I, pag. 137. (2) Come indice del favore, accordato dal governo di San Marco ai docenti e ai discepoli stranieri, è opportuno ricordare che Melchiorre Guilandino, prussiano, che sostituì rAnguillara nella direzione dell’orto botanico di Padova, venuto a morte nel 1589, lasciava In attestato di gratitudine tutti i suoi libri a Venezia. Valentinelli, Bibliotheca ms. San Marci Venetiar., Venetiis, 1868, voi. I, pagg. 60, 61. (3) Nella seconda metà del Cinquecento gli alemanni, inscritti nella matricola dei giuristi, salirono a cinquemila-ottantatrè, in quella degli artisti a novecensettantasette. Luschin, Vòrlauj. Mittheilung. ilber die Gesch .deutsch. Rechtshdrer in Italien, pagg. 20, 40, Wien, 1892, in « Sitzungsberich»e der Akademie», v. 127, fase. 2. (4) Bruci, Per la st. della Univ. dei giuristi in Padova, in « Atti Ist. Veneto», a. 1896-97, t. LV, pag. 1575 e segg. (5) Tiraboschi, t. VII, pag. 843, n. a. (6) Un allegro convito di stud. a Padova nel 500, epist. del cod. Marc., (it. cl. XI, 66), pubbi. da E. Lovarini, Padova, 1889. (7) V. Rosai, Caio Caloria Porzio, in « Arch Stor. Siciliano », Palermo, 1893, a. XVIII, pag. 250. (8) kl., Di un poeta maccheronico ecc., in « Giorn. Stor. d. Lett. It., 1889», voi. XI, pag. 1 e segg. Secondo il Lu-zio (Studi folenghiani, Firenze, 1899, pag. 69 e segg.) anche il Baldus fu suggerito al Folengo da allegri compagni di Università. (9) Flamini, Il Cinquecento, Milano, Vallardi, pag. 149.