296 CAPITOLO IX. detto solatia, e sulle spalle un accappatoio di seta o di tela, chiamato schiavoneto Questo uso, comune a Venezia più che in altri paesi, ci fa comprendere perchè le donne ritratte dai pittori veneziani abbiano quasi tutte le chiome bionde. Francesco Sansovino nella sua Venetia attesta la delicatezza et politia delle veneziane, ma per questo argomento la testimonianza di un contemporaneo non ha grande valore. All’eleganza e al lusso delle signore veneziane, non corrispondevano veramente uguali cure nella pulizia della persona <2>. Nei palazzi patrizi, come non v’erano latrine decenti, così mancavano appositi stanzini per lavarsi, pettinarsi, abbigliarsi: tutto ciò si faceva nelle camere, e alle abluzioni mattinali servivano brocche e catini di finis- a? *' \ i III ."'s7 [ •# 4 Me *9 j ■k Jgk -'.Si M 1 1 ■ 1 ‘ V t * f' < ** 1 v T ;£v i-’• , ’* CARPACCIO — DUE SPOSI PATRIZI. Particolare del quadro « La Sacra Famiglia». (Londra, palazzo di lord Berwick). sìma porcellana, ma di assai piccola capacità. Non molto comuni le tinozze per bagno, ch’erano di doghe di legno cerchiate di ferro. Se i lavacri d’acqua pura, che molti credevano nocivi alia pelle, non potevano dirsi soverchi, eccessivo era invece lo spreco dei profumi e delle acque nanfe. Le donne (1) C. Vecellio, Habiti cit., pag. 113. — Cfr. Les femmes blondes cit., pag. 45-46. — Tale uso si conosceva anche altrove; Franco Sacchetti deride le donne che stanno « tutto di su per li tetti, e quelle che per farsi bionde al «sol si stanno quando egli arde il mondo*. — Alvise Pasqualigo (Le//, amorose, Venetia, Farri, MDLXXXI) dà questa curiosa notizia: « Le donne venetiane stimano sommamente lo havere i capelli biondi, però stanno dalla mat-« tina alla sera quasi tutto il tempo della lor gioventù al sole, e con acqua di mezzo e con altre ricette si fanno i « capelli, non pur di color oro, ma di neve ancora... Molte vecchie sono anco che fanno il medesimo mestiero, tanto «è bramosa la donna di parer bella». Non ci fu dato trovar ricette per rendere argentei, di neve, i capelli; ma se la notizia del Pasqualigo fosse esatta, si troverebbe in quest’uso il primo principio della moda dei capelli incipriati. (?) Che negli altri paesi i lavacri della persona fossero più in uso è da dimostrarsi. Il colore, che è ancora chiamato isabella, deriva da un voto, poco pulito, di una principessa reale. La figlia di Filippo II, Isabella Chiara Eugenia, nell'assedio di Ostenda, fece voto di non mutar di camicia fino a che la città non fosse caduta. L'assedio durò tre anni, e quando la camicia fu tolta di dosso alla principessa, la tela aveva quel colore giallognolo scuro, che prese il nome d'isabella. Bonn affé, Étud. sur la vie privie de la Renaiss. Paris, 1898, pag. 27.