204 CAPITOLO VII. quel saggio gentile sono scritte a Pergolino, a Ronchi, a Villa Bozza e in un luogo da lui chiamato sopra l'Arcone (l). Al Senato, che l’aveva proposto a vescovo di Treviso e a patriarca di Venezia, Trifone rispondeva: « Siano degli altri le mitre e le corone: rura « ini hi et rigui placent in vallibus amnes». Bartolomeo d’Alviano, per le vittorie ottenute sugli imperiali, ebbe in premio il feudo di Pordenone, dove, il 30 luglio 1508, andò a riposarsi dalle fatiche della guerra. E nella nuova dimora non istituì un’accademia di dotti, come fu creduto, ma per sua istruzione e per magnificenza di vita volle circondarsi di alcuni letterati e poeti, quali il Fracastoro e il Navagero. Gli ospiti illustri, oltre VILLA CO* SUOI FABBRICATI RUSTICI. (Dal Crescentio « De Agricoltura », Venezia, 1495). che dal feudatario, erano signorilmente accolti dal cancelliere di lui, Giovanni Cotta di Le-gnago (n. 1480), rapito a ventotto anni all’onore delle lettere latine che avrebbero avuto in lui un nuovo Catullo, secondo il giudizio del Flaminio e del Sannazaro. Nel marzo del 1509 l’Alviano partì per la guerra contro i Francesi in Lombardia, onde non più che sette mesi egli potè godere il soggiorno della bella terra friulana, bagnata dal Noncello <2). Nelle agresti delizie della sua villa Ramusia, sul Padovano, presso Cittadella, Giambattista Ramusio andava di sovente a sollevar lo spirito dalle pubbliche cure, e vi dimorò a lungo nella vecchiezza, dopo aver rinunziato all’ufficio di segretario del senato (3). I patrizi Priuli, Duodo, Corner, Marcello avevano le loro ville presso il bosco del Montello, alla cui conservazione vegliava un magistrato speciale, poiché forniva alle galere veneziane tavole e antenne, ed era considerato « una delle singolari gratie fatte dalla maestà " di Dio a questo Stato » <4). Presso il Montello, nella badia di Nervesa, si recava tratto tratto monsignor Della Casa, e qui, tra il 1551 e ’I 55, prima di tornare a Roma, dove lo chiamava il papa Paolo IV, scrisse non poche pagine di quel trattato sulle buone creanze che intitolò Galateo, dal nome del suo ispiratore e amico Galeazzo Florimonte (1) Dall’Oste, San Polo net Trexigiano (per nozze Padadopoli-Trolli), Venezia. 1874. pag. 122. (2) G. Zanella. DeliAcc. dell'Ali tano in Pordenone, in * Atti Ist. Ven. », a. 1882-83. t. I, pagg. 985-996. (3) Cicogna, iscr. Il, 321. (4) Oreste Battistella, Il Montello nella poesia, Treviso, 1905, pagg. 9, 12.