Capitolo Vili. LA NUOVA CULTURA Due atteggiamenti dell’ingegno furono a Venezia, sopra tutti gli altri, eccellenti: la politica e l’arte; due classi di persone furono più delle altre privilegiate: i patrizi e gli artisti. Ma la politica, che fu la cura precipua degl’ingegni, e l’arte, che ne fu il preferito diletto, non distolsero i Veneziani dalle scienze e dalle lettere. E alla cultura provvidero solleciti, scegliendo i metodi migliori di educare e ammaestrare. La scuola elementare e classica, /r, „ . .. per tutta l’età di mezzo, fu lasciata all’ini- (Dalla « Hypnerotomachia » del Polifilo, Venezia, Aldo, " f l499>- ziativa privata. Quando Venezia conquistò la terraferma, rispettò la forma dell’istruzione elementare adottata dalle città venete, dove, non essendo molto numerosi gli scolari, nè molto viva e attiva l’iniziativa privata, i maestri dovevano essere stipendiati dal comune; ma per l’insegnamento superiore, con decreto del 29 aprile 1407, abolì le università minori di Verona, Treviso, Vicenza, e raccolse gli alti studi in quella di Padova. Tuttavia, anche nella dominante, l’istruzione classica superiore era sempre oggetto di efficaci provvedimenti (l>, cosi che per istruire i giovani della cancelleria ducale erano chiamati i maestri più prestanti nella lingua latina (2) e nella greca (3). Il senato (23 gennaio 1511) raccomandava ai maestri pubblici « omnen « curam et diligentiam noscendi ipsorum juvenum cancellariae nostrae ingenia, et qui « eorum apti et qui inepti ad discendum.... ne Dominius noster inutili et infructuosa « impensa gravetur ». Queste raccomandazioni non dimenticavano i docenti, i quali facevano scuola tre o quattro ore la mattina (lezioni de mane), altrettante la sera (post prandium), e altre ancora post lectiones ordinarias. E per svolgere le diverse attitudini degli ingegni, si esercitavano i giovani nelle disputazioni, cosi dette circolari, (1) Nel 1490, il bellunese frate Urbano Bolzanio, che fu poi precettore di Leone X, apriva una scuola di greco; nel 1497 fu instituita una cattedra pubblica di greco; nel 1500, morto Oiorgio Valla, pubblico lettore di lettere umane nell'ospedale in piazza San Marco, gli fu sostituito il Sabellico. Nel solo primo quarto del secolo XVI, furono tra i pubblici insegnanti Giorgio Merula, Benedetto Brognolo da Legnago, Girolamo da Porli, Gerolamo Calvo, Marino di Scutari, il clárense Giovita Rapido, Raffaele Regio, Marco Musuro, Vettor Fausto, Pietro Alcionio. (2) Sañudo, XXIX, 188. (3) Arch. di Stato, Sen. Terra, reg. 20, c. 132, 29 giugno 1518.