AMORI, CONVERSAZIONI, FESTE, CONVITI 387 onde ella non ha occasione di spesso dimostrarsi, ma in quelle cose solamente si adopera, le quali raramente si fanno. E, tra le cose ove conviensi spendere, senza avere considerazione alla spesa, il Paruta poneva i conviti (l), che a questo tempo possono riputarsi feste magnifiche, giacché l’arte raffinata della cucina si univa al lusso della tavola, in modo che non soltanto si riusciva a solleticare il palato, ma altresì si appagava l’occhio dei commensali. Un banchetto di trecento persone fu imbandito nel 1514 in casa Vendramin alla Giudecca, per festeggiare la moglie del generale Alviano <2>, e il 6 gennaio 1528 un altro, bellissimo di soni et canti, in casa Corner Piscopia a San Luca, fu allestito in onore di Livio Podacataro arcivescovo di Nicosia (3). Marco Fo-scari, prima di partire per Firenze come ambasciatore, diede, l’8 gennaio 1527, «uno « banchetto bellissimo alla cortesana in ar-« genti » a Cosimo de’ Medici, poi duca di Toscana, che allora aveva sette anni, ed era stato condotto dai parenti a Venezia per fuggire i pericoli della guerra, insieme col cugino Lorenzino, quattordicenne(4). La festa, che nel 1542 abbiamo veduto offerta nell’isola della Giudecca al Farnese dal patriarca Marino Grimani, si chiuse con un pranzo di cento persone, che durò quattro ore, e vi furono imbandite novanta vivande. I lazzi di alcuni buffoni tennero allegri ì commensali, che videro a un tratto comparire quattro maschere, vestite di una bizzarra foggia monastica, con tunica di raso bianco e scapolare d’argento, tenendo in mano un paniere ricolmo di leggiadri lavori, per esser regalati alle dame. Quando, verso la fine del convito, si tagliarono i pasticci, ne uscirono molti uccelli, che presero il volo per la sala, onde nacque un piacevole scompiglio, gareggiandosi a chi riuscisse ad acchiapparli(5>. In un altro banchetto, nel palazzo Trevisan, pure alla Giudecca, tra molte vivande, furono serviti pastelli e » in una man ussivano « schilati (piccoli granchi marini) fuora, in l’altra confeti piccoli, in l’altra oxelli, in « l’altra uno gallo, tuto spenachiato et taiata la cresta, qual andò per tavola, spandendo gotti ed ingisteri »(6). Nel lusso della mensa non volevano esser da meno dei patrizi i cittadini originari. Excellentissima la cena con pernici, fagiani, ostriche fritte, marzapani e confetti, offerta nel 1517 dal segretario dei Dieci, Gasparo della Vedova, che per rallegrare i molti convitati, tra i quali i consiglieri, fece rappresentare una specie di egloga, mista di musica. « Et questo ha fatto », osserva con la sua arguzia il Sanudo perchè el desidera esser Canzelier Grando » a\ (1) Paruta, Perfezione della vita politica, Venezia. 1579, pan. 186. (2) Sani do, XVIII, 238. (3) Id., XLV1, 458. (4) Id.. XLIII, 616. (5) Sansedoni, Irti, dt., pag. 9. (6) Sanudo, XL, 790. (7) Id.. XXIII, 590. UTENSILI DI CUCINA. (Dal libro dello Scappi).