146 CAPITOLO VI. MEDAGLIA (AUTORITRATTO). gfiatO al patXÌZÌO Marcati- MEDAGLIA DI FRANCESCO DA TOLEDO. « lissimo.... una turchese «grande et bellissima, « tutte zoie de gran pre-« ciò; et nel penachio va « una pena de uno animai « che sta in aiere e vive in « aiere, fa pene sottilis-« sime et de vari colori, « venuto de India... vai « assà danari ». Fu consegnato al patrizio Marcan tonio Sanudo, perchè lo portasse a Costantinopoli, pagandogli le spese del viaggio e dandogli in compenso due mila ducati e un assegno mensile. L’elmo non si doveva vendere per meno di cento mila ducati : se più ne avesse ritratto Marcantonio Sanudo, avrebbe avuto, oltre ai compensi pattuiti, il premio del due per cento sull’intera somma <*>. L’affare ebbe buon esito, giacché Francesco Sansovino, parlando più tardi di cotesto elmo con quattro corone, aggiunge che fu opera di Lodovico Caorlino e di Vincenzo Levriero, e che Solimano « principe di singoiar giu-«ditio, et potente come sa ognuno, restò stupefatto di cosa tanto segnalata, et essi ne «divennero ricchi». <2). Pare che Marcantonio Sanudo, quantunque senatore, non disdegnasse di mercanteggiare in gioie, perchè, portava a Costantinopoli per vendere anche una sella da cavallo, ornata di gioielli, che valeva’centomila ducati <3>. I Turchi odiavano Venezia, ma ammiravano le sue arti e le sue industrie. Il pascià Ulug-Ali, il celebre combattente di Lepanto, commetteva all’orefice Battista Rizzoletti padovano, che aveva la sua bottega in Rialto all’ inse- A. VITTORIA — MEDAGLIA DI UN’l- eleganZ3, fU Of- SECCHIELLO ARABO CON CARATTERI AGEMINATI gnota Caterina pasquale. fertO dal bailo al d’argento. (Museo Correr). sultano, che manifestò il suo gradimento, ricambiando con altri doni il rappresentante di Venezia <4>. Gli orafi erano spesso anche armaioli, e dalle loro botteghe uscivano corazze, elmi e scudi ageminati, lancie e partigiane cesellate e damaschinate, spade e daghe fiorite di (1) Sanudo, LV, 634, 635. (2) F. Sansovino, Venetia cit., pag. 363. (3) Sanudo, LV, 635. (4) In una cronaca veneziana di anonimo della biblioteca Vaticana (fondo Barberiniano n. 5362) si trova questa curiosa notizia. Amato Bacchini, Un prezioso dono artistico della Repubblica di Venezia, in « Arte e Storia », Firenze, 16 gennaio 1918.