234 CAPITOLO Vili. denza il grande movimento umanistico, che coincideva coll’inizio del decadimento politico e commerciale della patria; il Rinascimento pareva ad essi troppo in contrasto con l’età di mezzo, che aveva segnato la maggior possanza della Repubblica. Altri, adattandosi alle novità, cercavano trarne utilità materiali dal concorso dei forestieri che giungevano d’ogni dove(1); altri speravano nei rinnovati costumi di trovare avviamento a nuovi traffici, tra i quali è curioso notare quello dei codici antichi, divenuto lucroso in Italia. Anche sulle navi veneziane si trovavano, per essere venduti con le spezie e le stoffe preziose, manoscritti della classica antichità <2). Con tutto questo Venezia, con quello spirito di conciliazione e di opportunità che informò sempre la sua azione politica, non abbandonò mai il culto del passato, pur facendo della cultura umanistica ornamento della vita. I pensieri nuovi, dischiusi agli intelletti, si agitavano nelle dispute dei filosofi e dei letterati, che si radunavano in alcune case di uomini illustri, quali Giovanni La-scaris, monsignor Della Casa, Giacomo Contarini, o in qualche convento, come quello di San Giorgio Maggiore, dove dal 1523 al 1537 fu abate il dotto Gregorio Cortese di Modena, che divenne poi cardinale(3). Nel vaghissimo giardino del monastero si raccoglievano parecchi studiosi, fra i quali alcuni fuorusciti fiorentini, e al disputare erudito parter cipavano Jacopo Nardi, l’esule magnanimo, Antonio Bruccioli, Alessandro Soderini, Ceccone de’ Pazzi, Luca degli Albizzi e, sulla fine del 1544, Lorenzino de’ Medici, che declamò qualche scena della sua Aridosia e lesse la sua Apologia <4). L’animo si esalta pensando alle alte cose che si saranno discusse nel ridotto letterario di Paolo Paruta, (1) Continuavano a recarsi sulle lagune, come avevano fatto i loro compatriotti più anziani, molti esuli greci, quali Demetrio Calcondila. Demetrio Mosco, Arsenio vescovo di Malvasia, Antonio Ipparco di Corfù, Marco Musuro di Creta, Giovanni Lascaris, ambasciatore di Luigi XII di Francia alla Repubblica. Fra gli ospiti italiani ricordiamo Bernardo Tasso, Benedetto V'archi, Giovanni della Casa, Giangiorgio Trissino, Luigi da Porto, Sperone Speroni, Giambattista Amalteo, Ercole Bentivoglio, Girolamo Muzio, Giannantonio Flaminio e il cesenate Francesco Uberti, che di Venezia esaltò in carmi latini lo splendore e il senno dei patrizi, la virtù e la sapienza delle donne, e la cortesia onde erano accolti studiosi, come Giorgio Menila, il Sabellico, Giorgio Valla e altri. (2) Una pirateria e un inventario di stoffe venez. del sec. XV, pubbl. da G. Beccaria, Palermo, 1895, pagg. 15, 137. Nel 1491, Francesco Vassallo veneziano, capitano di una nave, carica di varie e ricche merci, diretta a Costantinopoli, fu, nei mari di Levante, sorpreso e fatto prigione dal corsaro Giovanni de Orlan biscaglino. Il re Ferdinando di Napoli fece inseguire il corsaro, e la nave veneziana predata fu ripresa e consegnata, con tutti gli oggetti in essa contenuti, dopo averne compilato l’inventario, nel quale sono notati parecchi codici antichi. (3) Cicogna, Iscr., IV, 325. (4) Ferrai, Lorenzino de' Medici e la società cortigiana del Cinquecento, Milano, 1891, pagg. 338, 339. PIETRO BEMBO. Ritratto di autore anonimo del sec. XVI. (Biblioteca Marciana).