L’ARTE NELL’INDUSTRIA 149 vietava la fabbrica, lo spaccio e l’uso delle pietre preziose false, con un decreto'del-l’aprile 1487, richiamato in vigore il 27 ottobre 1638 (4). L’isola industre mandava i vitrei cubetti (tessere), d’oro e a colori, ai (1) Felice Faber (Evagatorium cit., Ili, pag. 395) diceva nel 1488 che al mondo non si trovavano così preziosi vetrami, quali si fabbricavano a Murano, nè artefici tanto industri, che di si fragile materia sapessero formare vasi di cotale eleganza da vincer quasi al paragone quelli d’oro, d’argento e tempestati di gemme. Il Sabellico (De Ven. urbis situ cit., pag. 26), ricorda come il vetro venisse trasformato in calici, caraffe, coppe, bacili, candelabri, trombe, monili e in altre innumerevoli forme che si accordavano con gli svariati colori. Il Garzoni (Piazza cit., pag. 41) aggiunge che « non è cosa immaginabile al mondo « che col vetro et col christallo non si operi, essendosi fatto « fino a’ castelli con torri, bastioni, bombarde et muraglie « come talvolta si è visto ». Leandro Alberti (Descr. di tutta It., Ven., 1553, c. 464) dice di aver veduto « una galea « (di vetro), lunga un braccio, con tutti i suoi fornimenti... « e un organetto, le cui canne erano di vetro lunghe da tre « cubiti, dico le più lunghe, condotte tanto artificiosamente « alla loro misura, secondo la proportione sua, che datogli « il vento et toccati i tasti da’ periti sonatori, si sentivano « sonare molto soavemente ». (2) Fin dal 1435 si trova ricordo di un ser Antonius Mo-zetus vitriarius de contrata S. Stephani de Murano. Pao-letti, Racc. di doc., Padova, 1895, fase. II, pag. 20. (3) Scoto, Itinerario ouero descrit. dei viaggi principali in Italia, Vicenza, Bolzetta, c. 13. (4) I più rinomati mosaicisti di questo tempo sono Vincenzo Sebastiani, il prete Crisogono, i fratelli Zuccato, Marco Luciano Rizzo, Alberto Zio, Vincenzo e Domenico Bianchini, Bartolomeo Bozza, i Marini. DAGHE A LINGUA DI BUE VENEZIANE (SEC. XVI). (Museo del Louvre). entro cui soffia l’operaio, il quale, mentre la pasta incandescente si gonfia, con certe spatole e pinzette plasma, senza seste, senza compasso, senza modello, nelle più leggiadre e artistiche forme, calici, vasi, coppe, fiori, che raffreddandosi si tingono di rubino, di smeraldo, di opale (1). Vetri bianchi e colorati, filigranati e merlati si fabbricavano nelle officine dei Ballarin, dei Dalla Pigna, dei De Laude, dei Cattani, dei Licini. Apparteneva a una famiglia muranese di vetrai, Gerolamo Mocetto, discepolo di Giambellino, che forse dipinse la stupenda vetrata dei Santi Giovanni e Paolo <2). Con oro e smalti fusi insieme si contraffacevano vasi di agata, di calcidonio, di smeraldo, di giacinto e di altre pietre preziose (3), e la contraffazione era così perfetta, che il Governo, volendo f mantenere illibata la fama del commercio veneto, CELATA DA TORNEO (SEC. XVl). (Mueeo Correr).