252 CAPITOLO Vili. e giuochi svariati, con commedie improvvise, recitate da comici vaganti, con frottole e novelle dei cantambanchi di piazza, ai quali, negli anni giovanili, appartenne forse quel Niccolò d’Aristotile, ferrarese, detto Zoppino, che poi divenne tipografo notissimo (l). Destreggiandosi tra la scienza e la ciarlanteria, si fece innanzi Tommaso Giannotti da Ravenna (n. 1493, in. 1577), il quale assunse o usurpò il cognome gentilizio di Rangone <2). Allo studio della medicina unì quello della fisica, deH’astronomia, della matematica e specialmente delle lettere, onde fu denominato il filologo. Giovine ancora, andò a esercitare in Venezia, dove accumulò molte ricchezze, che profuse con generosità pari alla vanità. Fece ricostruire in gran parte la chiesa di San Giuliano, e sopra la porta d’ingresso inalzò a se stesso una statua dì bronzo, stupendamente modellata e fusa da Jacopo Sansovino. Seduto tra una sfera celeste e un globo terracqueo, il Rangone fece scolpire a uno dei lati un’iscrizione ebraica, all’altro una latina, in cui sono esaltati i meriti del lodato, che era a un tempo il lodatore. Il Rangone spese molto denaro anche nel restauro della chiesa di San Geminiano, dove gli fu eretto un busto di bronzo da Alessandro Vittoria. Forma un nobile riscontro a questo medico ciarlatano un profano all’arte sanitaria, ma pur lontano da ogni inganno ciarlatanesco, Alvise Cornaro, che nella sua Vita sobria, non pur coi consigli, ma col vivo esempio di se stesso, diede ammaestramenti che preludono agli insegnamenti dell’igiene moderna. Fra i tentativi della scienza malsicura, vampeggia la lampada della dottrina nella mano d’un uomo, che alla plebe veneziana erano Maffeo Tajetti, detto il Fortunato, Alberto di Grazia di Lucca, detto il Toscano, Cristoforo Scandio o dei Sordi, detto il Cieco di Forlì, Jacopo Coppa il Modenese. (2) A. Corsini, Medici ciarlatani e ciarlatani medici, Bologna, 1922, pag. 76. — Riferiamo alcuni consigli del Rangone per mantenersi in buona salute: « Tanto il verno quanto la state.... il corpo stretto coverto di ve- « de' corpi, cagione quasi di tutte le infermità. Si serra il corpo, non si fa « la debita traspiratone de vapori, gli humori si putrefanno, a molti luoghi « corrono catarri, fannosi moltissime posteme etc. 11 letto non sia mai senza « padiglione.... Le finestre non sieno di notte aperte.... Dispone a mali gra-<* vissimi se sì mangiassero le cose liquide doppo le grosse, la carne doppo « il pesce, il vino doppo il latte, in una istessa mensa diversità di cibo e « di bevande.... Nè si deve mangiare, se non muove la fama naturale; nè tar-■ dare, perciocché il patir fame riempie lo stomaco dì putridi humori ecc. *. * stimenti di panno, di cotone, di lino o di seta. Copransi convenevolmente « la regione dello stomaco e degli intestini, altramenti le fredde qualità « penetrerebbono il corpo più la state che il verno, per le rarità maggiori (I) Bongi, Annali cìt., voi. Il, pag. 28 e segg. I cantambanchi prediletti DISEGNI DI strumenti chirurgici DEL SECOLO XVI. (Venezia, dispersa raccolta Guggenheim).