LA FAMIGLIA
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in forme poco diverse, era diffuso in tutti i comuni italiani dal secolo XIV in poi<l), ma qui, con la parte presa il 21 agosto 1559, dopo frequenti casi di separazione di letto e di mensa, l’arbitrato per le relazioni fra padre, madre, figliuoli, fratelli, zii, viene esteso alle divergenze fra coniugi. E meritano di essere riferite le ragioni che precedono siffatta parte, tanta ne è la morale elevatezza: « Una delle cose che con displi-« centia è udita non solamente dal Ser.mo Principe e Signoria nostra quando vanno « a visitazione delli officii di Palazzo, ma insieme da tutta la città è lo intender che « fra il marito et la mogiier vertisca differentia tale che da li giudici d’esso Palazzo si « ricerchi il modo che le parti possino viver divise dal matrimonio, facendosi publi-
LA NOVIZZA IN CONDOLA.
(Incisione di G. Goitzio negli « Habitus » del Boissard).
 camente tali e cosi importanti oppositioni con perpetua noia et vergognosa infamia « delle famiglie, che li parenti et amici di quelle desperano poter componere in alcun « tempo et redur insieme quelli che col solenne sacramento del matrimonio si sono « per tutto il tempo delle vite loro congiunti et legati, cosa che non seguiria quando « tali differentie fossero dalli propri loro parenti senza strepito terminate »(2).
     Della condizione delle donne maritate, e particolarmente delle doti e delle limitazioni poste alla loro esorbitanza, si è già detto, parlando di tempi più antichi e precorrendo in parte quanto, a rigore, spetta al periodo di cui stiamo trattando <3>. Ma facendosi sempre maggiori le doti, sempre più frequenti si facevano i decreti che tentavano di limitarle. Sul finire del Quattrocento oscillavano generalmente dai tre ai
    (1)	Pertile, voi. VI, P. I, note e pagg. 175-178; Salvioli, SI. del dir. il., Torino, 1923, pag. 367.
     (2)	Arch. di Stato, M. C., reg. Rocca, n. 35, c. 89 t.
     (3)	Vedi voi. I, pag. 445 e segg. di questa Storia.