LA PITTURA NEL PIENO FIORE ECC. 135 quarantottenne, la moglie Agnese (di cui esiste un altro ritratto dello stesso Bernardino nel museo del Prado), che era in sui trentasette anni, e sette figli, tra i quali si possono riconoscere Fabio, che fu poi orefice e stampator, con in mano un piccolo modello del torso del Belvedere, Camillo, col cappello colmo di rose, giovinetto pensoso, che diverrà medico rinomato, Giulio, che sarà un giorno pittore di Ferdinando d’Austria (l). Gli altri quattro, di cui non resta alcuna memoria, devono esser morti ancora fanciulli. Il più famoso dei pittori bergamaschi, Jacopo Palma ii vecchio, nacque nel 1480 in Serinalta, da una famiglia di nome Negretti <2>. Io Jacomo de Ant. de Negreti depentor si sottoscrive egli quale testimonio, in un testamento dell’anno 1510 (3), e in altro documento dell’8 gennaio 1513, ha già assunto il nuovo noni e Jacomo Palma depentor. Venuto a Venezia, abitò nella contrada di San Basso, e quindi a San Stae (Sant'Eustachio). Poco prima del 1524 muore suo fratello Bartolomeo, e il Palma ritorna alla diletta Serinalta, per ordinare le cose di famiglia e far da tutore agli orfani nepoti, tra cui Margherita, che condusse a Venezia considerandola come figliuola, non pensando mai di formare una famiglia propria. Cade adunque la fola, creduta dal Boschini e da altri, che la formosissima Flora, stupendamente ritratta e caldamente amata da Tiziano, fosse figliuola del Palma, il quale ritrasse anch’egli il superbo modello col nome di Violante. Anche ammettendo che il Palma, religiosissimo, avesse figli illegittimi, non si spiegherebbe come non ne abbia fatto cenno nel suo testamento, in cui con largo cuore beneficò tutti i suoi parenti. Trascorse in pace onorata la vita, meritando lode di schietti e amabili costumi. Non fu, come si credette, rivale del Vecellio nel concorso pel quadro di San Pietro Martire, ma uno dei confratelli della, scuola infoiata a quel santo, che richiesero, nel 1525, al consiglio dei dieci il permesso di spender del proprio, per allogare un quadro a un pittore di grido <4). Fu scelto Tiziano, che dipinse il capolavoro, distrutto nell’incendio del 1867. Nel 1528, il Palina, a soli quarantotto anni, nel pieno fervore dell’ingegno, fu tolto dalla morte alla sua feconda operosità <5). Negli estremi termini della vita ebbe a conforto l’assistenza amorosa della nipote Margherita. L’immagine della dolce fanciulla risorge dalle note del rozzo inventario, fatto dopo la morte del pittore. Accanto a un libretto d’amor con coverte de cuoro negro e un lauto grande si trovano le modeste cose della nipote: « 7 fazoleti per uso di Margarita — 1 cadenela d’oro con una croseta per uso di Margarita (1) Di Fabio Licinio, stampator, si trovano tre incisioni firmate nella raccolta Albertina di Vienna. Di Giulio, il pittore cesareo, esistono alcuni quadri in Graz, gli affreschi sulla facciata di una casa ad Augusta, un quadro nella chiesa di Lonno su quel di Bergamo, e parte del soffitto della Libreria di San Marco. (2) Fornoni, Not. biogr. su Palma Vecchio, Bergamo, 1886; Max von Boehn, Giorgione und Palma, Bielefeld u. Leipzig, 1908. (3) Nel testamento dell’8 gennaio 1510 di Sofia, moglie del bergamasco Rocco Dossena telarol, Jacopo non si chiamava ancora Palma, e le ragioni che gli fecero assumere tal nome non sono da ascriversi, come pensò taluno, a intendimenti allegorici, volendo significare con tal nome la palma della vittoria. Abbiamo detto che l’uso dei soprannomi era comunissimo tra i bergamaschi: si fè chiamar Palma anche un altro bergamasco, Giovanni Antonio Palizzolo da Zogno(1536). (4) Giomo, San Pietro Martire e Tiziano, in « Arch. Ven. », a. 1903, t. VI, pag. 58. (5) G. Ludwig, Die Bergamascken cit., pag. 70. PALMA IL VECCHIO - LA VIOLANTE. (Vienna, galleria del Belvedere).