462 CAPITOLO XIV. di simil risma, tra cui non manca qualche patrizio, sono gli storici e i biografi della prostituzione. Poemetti e canzoni, cronache e memorie, sozzi cataloghi e rigidi decreti di magistrati ci tramandano i nomi e le consuetudini delle peccatrici. Uscito dalla fucina deH’Aretino e del suo giovine allievo Lorenzo Veniero, è un libercolo in terza rima, nel quale sono descritte ad una ad una le principali cortigiane Ugualmente scurrile è il Pronostico alla villota in lingua pavana dell’eccellente dottore M. Salvaor dell’Anguillara <2). Più curioso il Catalogo di tutte le principal e più honorate cortigiane <3)i che probabilmente era per uso dei forestieri che visitavano Venezia. Fra codeste donne ebbero maggior celebrità le Aretine, alle quali il loro signore non richiedeva una lunga sudditanza. La pompa delle sete, dei broccati, delle catene, delle perle, delle onoranze, delle riverenze <4) erano a volta a volta riservate a Marietta Eusebi, dal vile e compiacente marito, ad Angela del Moro, detta la Zaffetta, che aveva saputo « porre al «volto della lascivia la maschera dell’onestà» <5), a Caterina Sandella, che diede all’Are- (1) Tariffa ecc. overo Ragionamento del Forestiere et del Gentiluomo: nel quale si dinota il prezzo e la qualità di tutte le cortigiane di Venezia ecc. Pubblicata a Venezia nel 1535, ristampata a Parigi dall’editore Liseux nel 1883. — Il Luzio (P. A. ne' primi suoi anni a Venezia cit., pag. 121), accenna ad un Antonio Cavallino, creato e discepolo dell’A-retino, come a un probabile autore della Tariffa. Secondo lo sconcio poeta, poche ve ne sono che abbiano quelle attrattive esteriori, che pur si richiedono in siffatte donne. La Lombarda, venuta povera e scalza a Venezia, accumulò in breve molti quattrini per lo ingegno suo sottile, non per la bellezza; Cornelia Griffo per concedere i suoi favori richiede quaranta scudi, ma questo egli è pur prezzo dishonesto e forse miglior robbe ne i bordelli ha per due soldi alcun che porta il cesto; Angela Zaffetta è infetta da un male sconcio: Lucrezia Squarcia tenta invano di nascondere l’animo sozzo atteggiandos a poetessa e recando spesso il Petrarchetto in mano; la Bigola e la Cumea cercano di far riparo alle rughe dell’età matura col liscio e col belletto; a Tullia d’Aragona è preferibile la più vile e mala femmina; Angela Sarra è la disgrazia e la bruttezza in persona; quasi tutte poi truffano e rubano gli incauti amatori. Soltanto poche trovano grazia al cospetto del terribile giudice; Lucia dagli Alberi di bella e buona razza; Inella dall’aspetto dolce e amoroso; la Stellina, garzonetta di quindici anni, dagli occhi assassini; ma una sopra tutte è di tal bellezza che a dir di lei vengon le voci meno. Non è nominata, ma questo riserbo, strano in tale poeta, fa credere ch’egli parli della sua amata e può spiegare il dispregio ond’egli avvolge tutte le altre. (2) Pubblicato nel 1558 da Matteo Pagan in Frezaria all'insegna de la Fede, fu ristampato da Lorenzi in Leggi e Memorie Venete sulla prostrituzione fino alla caduta della Rep., Venezia, a spese del conte di Oxford, 1870-72. Il cantastorie, incominciando dai bordelli di Carampane, passa in rassegna le disgraziate che così miseramente e così con gran stento le passerà sua vita. (3) Catalogo di tutte le principal et più honorate cortigiane di Venezia; il nome loro et il nome delle oro pieze et le stantie ove loro abitano, et di più ancor vi narra la contrada ove sono le loro stantie, et etiam il numero de li dinari che hanno da pagar quelli Gentilhomini che desiderano entrar nella sua gratia. Pubblicato dal Lorenzi, op. cit., pag. 1. È forse del 1570. Il prezzo della tariffa variava da un mezzo scudo a trenta scudi. Livia Azzalina a San Marcilian pieza Maria Visentina et Meneghina sta in corte de cà Badoer al ponte dei Sassini se. 25, e Paolina fila canevo a Santa Lucia, pieza una so massera se. 30, sono le più alto quotate. Fra le cortigiane troviamo donne maritate: « Andriana Schiavonetta a Santa Fosca donna maridada, pieza so mare, scudi 4, Caterina da Todi donna maridada a S. Vio pieza la so « massera se. I ». È scandaloso che a ben trentasette cortigiane facesse da mezzana (pieza) la madre. Altre non avevano mezzane ed erano così indicate «pieza lei madama, pieza el bataor della porta». Il catalogo si chiude con queste parole: «Il numero di queste signore è di 215 et chi voi haver amicitia de tutte bisogna pagar scudi d’oro n. 1200». (4) Aretino, Lett., lib. I, pag. 221 t. La veste di dobletto lionato tessuto d’oro, le maniche di velluto pavonazzo ricamate d’argento, la cuffia di seta verde dorata che la marchesa Rangone gli mandava in dono, eran riservate, come egli stesso scriveva alla nobile marchesana, a Perina Riccia, non manco adorna di virtù che se fosse nata in paradiso (Lett. cit., lib. I c. 78 t.). (5) Id., ibid., lib. I, pag. 243 t. Tra le Aretine, Angela Dal Moro, detta la Zaffetta, fu la più celebre, anche perchè contro di lei Lorenzo Veniero scrisse un obbrobrioso poemetto intitolato La Zaffetta, e perchè fu creduta vittima di una sconcia avventura, a lei preparata, intorno al 1530, dallo stesso Veniero, il quale per vendicarsi d’essere stato respinto dalla facile donna, l’avrebbe fatta tradurre a Chioggia, e condannata a giacere con trentun campioni in una sola notte (Le trente et un de la Zaffetta, texte et trad. littérale, Paris, Liseux, 1883). L’avventura è ricordata dall’Aretino nella commedia La Cortigiana (atto IV, scena 8). Vuole Apostolo Zeno che da ciò sia sorto il proverbio tuttora vivo, tra il popolo: Aver un trentuno, cioè aver una gran battisoffia, quale avrebbe dovuto provarla la Zaffetta in quell'intrico. Cfr. Cenni st. e leggi circa il libertinaggio in Ven., Venezia, 1886. Ma che la Zaffetta abbia subito l’iniquo oltraggio non è vero, e le stesse parole del Veniero nel poemetto lo dicono. Graf, op. cit., pag. 261; Dalla Man, Un discepolo di Pietro Aretino, Lorenzo Venier e i suoi poemetti osceni, Ravenna, 1913.