134 CAPITOLO V. lo dicesse, fin dal 1677, Donato Calvi, scrittore bergamasco <’>. I Licinio di Postcantù, ora Poscante, erano numerosissimi, e alcuni emigrarono nelle vicine città della pianura, Lodi, Casalmaggiore, Cremona; altri a Venezia, per esercitarvi il negozio di panni, o l’arte tessile, o più specialmente la vetraria. A Murano tre grandi fabbriche all’insegna della pigna aurea, del cappello e del dragone, appartenevano ai Licini, e parecchi dello stesso nome operavano in altre officine, come in quella celebre dei Beroviero. Taluni arricchirono, furono inscritti nel libro d’oro di Murano, e spesero le bene acquistate ricchezze in beneficenze e in opere d’arte (2). La famiglia dei pittori Licini, che si stabilì a Ve- tiziano — LA FLORA. (Firenze, Uffizi). nezia, ebbe per capostipite un Antonio, il cui figlio primogenito, Arrigo, che ebbe numerosa figliuolanza, è, fin dal 1512, negli atti pubblici denominato pittore. Ma delle opere sue non rimane traccia, ed è ragionevole presumere abbia operato col fratello Bernardino, del quale si trovano le prime notizie nel 1511 e le ultime nel 1549. Bernardino deve esser rimasto celibe, poiché nelle vecchie carte non si è mai fatto cenno che abbia avuto moglie e figliuoli, e certamente non è la sua, come si crede, ma la famiglia del fratello Arrigo, quella del notissimo quadro della galleria Borghese <3). Sono rappresentati Arrigo, (1) Calvi, Effemer. sacro-prof, di quanto di memorabile sia successo in Bergamo, Milano, 1677, t. Ili, pag. 308. (2) Tomaso Licinio, proprietario dell’officina del dragone, commise al Carpaccio, per la chiesa di San Pietro Martire di Murano, il quadro d’altare, oggi nel museo di Stoccarda, nel quale è raffigurato genuflesso, tra i santi, il giovinetto Alvise, figlio del Licinio. (3) In questo quadro Bernardino Licinio tracciò col pennello la seguente iscrizione: « Exprimit hic fratrem tota cum gente Lycinus et vitam his forma prorogai, arte sibi. B. Lycinii opus. Dallo Scannelli (Microcosmo della pittura, 1657) ad Adolfo Venturi (Catalogo della galleria Borghese, 1893), tutti hanno sempre creduto che Bernardino Licinio abbia ritratto se stesso con la sua famiglia, laddove l’iscrizione annunzia così chiaramente ch’egli ritrasse la famiglia del fratello.