LA FAMIGLIA 333 satio), le facciate dei palazzi degli sposi e dei più prossimi parenti erano addobbate con tappeti e arazzi. Al primo albeggiare, come prescrivevano le costituzioni del patriarcato veneziano, gli sposi, tra due file di servitori, con i cappelli e le livree ornati di cordoni d’oro e di argento(l), si avviavano alla chiesa, preceduti dai sonatori di trombe e di pif-feri(2), seguiti da un codazzo di persone sfarzosamente vestite. Finiti i riti religiosi, si celebrava il matrimonio nella casa della sposa, tra la folla degli invitati, la pompa delle feste e la suntuosità dei banchetti, che si ripetevano talvolta per più giorni. Il Malipiero narra che il patrizio Giorgio Cornaro, nelle nozze di sua figlia con Giovanni Soranzo, « a tegnù molti dì de longo corte bandia e ha fatto convito a cento e più nobili la volta, perchè — aggiunge non senza malizia il cronachista —« con tal arte l’ambition sta in esercitio, « e i invitati son più facili ai so bisogni e a seguir le so domande »<3). Fino dal secolo XV PAOLO VERONESE — LA FAMIGLIA CITTADINESCA COCCINA. Particolare. (Dresda, galleria). s’introdusse l’usanza di presentare agli sposi poesie latine e italiane, o di far recitare sulla cetra, da qualche poeta, versi di lode e d’augurio(4). Un personaggio importante, il compare dell’anello, era prima uno stretto parente(5). Nel 1517 i compari si videro, per la prima volta, in numero di due negli sponsali della nipote del doge Leonardo Loredano con Giambattista Griniani. « Et fu cosa nova, scrive il Sanudo, do compari di l’anelo; « sier Marco Antonio Bernardo e sier Ferigo Contarmi.... che più non si usò tal cosa »(6). Coll’andar del tempo aumentarono e giunsero talvolta fino al numero di quaranta. 1 (1) Legge proibitiva (a stampa) del Senato (8 ottobre 1562). (2) • Colle trombe e pifferi in ciesa San Geminian fo sposà la nezza di ser Alvise Pasqualigo in ser Zanfranco Mo- • roxini. Cosa che da anni non si fà, ma si sposa in ciesa segrete e po’ se fa la festa. Ma colle trombe e pifferi é il «vero e buon modo antico*. Sanudo, XI, 471. • (3) Malipiero, Annali cit.f P. Il, pag. 704. (4) Sanudo, XVI, 206. (5) Una legge del 1338(6 genn. m. v.) fa menzione anche di preti che davano l'anello, senza però tramutar l'atto in sponsali o nozze ecclesiastiche. Tamassia, La famiglia cit., pag. 188. (6) Sanudo, XXIV, 608.