346 CAPITOLO X. Quando ¡1 morente esalava l’ultimo respiro, e il cadavere doveva esser condotto alla sepoltura, il dolore, chiuso fino allora tra le pareti domestiche, si mostrava fra lo strepito delle vie e nelle cerimonie della chiesa. Le antiche tetre usanze funebri erano divenute, coll’andar del tempo, cosi solenni, che nulla, scrive Francesco Sansovino, si potea veder di più magnifico. Aveva infatti l’aspetto più di festa che di mortorio l’accompagnamento all'ultima dimora di coloro, che anche nella vita erano stati i preferiti della fortuna. Le campane sonavano a rintocchi nella morte dei popolani, ma a doppio quando mancava ai vivi qualche patrizio, o qualche personaggio d’importanza. Se moriva un negoziante si chiudeva la sua bottega, e pare che nel secolo decimosesto sia cominciato il costume di affiggervi alla porta la scritta: — per la morie del padrone, — come allo stesso DOLORE FUNEBRE. TIZIANO — IL SEPPELLIMENTO DI CRISTO. (Madrid, museo del Prado). tempo sembra si sia principiato a notare indistintamente i nomi dei morti ne’ libri del magistrato della sanità