Capitolo XI. AMORI, CONVERSAZIONI, FESTE, CONVITI La modestia dell’educazione femminile rispondeva al concetto che nella vita civile la donna non dovesse avere importanza, nè ingerenza alcuna. Nei fatti maravigliosi pei quali i Veneziani appariscono il più forte e operoso popolo dell’età di mezzo, non entra punto la donna. Il forestiero che visita i monumenti della città, e ne ammira gli atrii superbi, le scale marmoree, le sale spaziose e i dorati soppalchi, non si cura di ricercare il nome di quelle gentili che li abitavano, e che dal verone sporgente sui canali ascoltavano le serenate dei giovani patrizi, e nelle sale si abbandonavano all’esultanza delle danze. La donna veneziana non ha storia; niuna Aspasia veneta diresse i consigli di un Pericle, o ispirò un Socrate o un Senofonte veneziano; nè sulle lagune vi furono donne che, come le romane Sempronia, Cornelia, Livia, Agrippina, prendessero parte ai rivolgimenti civili. La Repubblica veneziana invece volle che la donna desse al costume un'aria di gentilezza, e fosse, nelle pubbliche solennità, la rappresentante del lusso e dell’eleganza, ma non permise mai che uscisse dalla naturale sua cerchia, e neppure quando era assunta al trono dogale, le concesse di avere alcuna azione nelle faccende politiche. Fra le antiche memorie appena si accenna al nome di Elisabetta Zeno, sorella di papa Paolo Barbo, la quale annodò intrighi con la Corte pontificia, e il 19 febbraio 1472 fu dal consiglio dei dieci esiliata a Capodistria (l); ma potè poi ottenere di recarsi a Roma, ove mori nel 1480. Una forte azione politica pare abbia esercitato una patrizia veneziana, una Venier, ma in lontani paesi. Rapita fanciulla, nel 1537, dai Turchi in un’isola dell’Arcipelago, la Venier fu portata nel harem del sultano Selim, al quale diede un figlio, che sali al trono col nome di Amurat III. Accorta dominatrice dell’animo del marito e del figlio, divenne l’arbitra dei loro regni, e, non dimentica della patria lontana, favori non di rado gl’interessi veneziani in Oriente (2>. L’e- (!) Malipiero, Annali cit.t II, pag. 661. (2) Intorno a questa sultana veneziana, che quasi tutti gli storici e i novellieri credono fosse una Baffo, fantastici la leggenda prima che le favole fossero distrutte dai documenti. Spagsi, Una sultana veneziana, in c N. Arch. Veti. ». a. 1900, t. XIX, pag 241 e segg.