384 CAPITOLO XI. con ima Grimani, offerse in casa del suocero il banchetto d’obbligo con molta parsimonia e senza invitar donne. I suoi compagni eterni ne furono così sdegnati, che misero sossopra la casa, presero due bacili d’argento, che fecero portare quasi in trionfo da Stefano e Domenico Tagliacalze, due famosi comici buffoni, e tutti insieme andarono a banchettare all’osteria della campana a Rialto (l). Forse quei giovani turbolenti avrebbero sopportata la meschinità delle imbandigioni, ma non l’assenza delle donne, che delle feste sono il maggior ornamento. Ma passarono i limiti dell’onesto alcuni altri compagni della Calza che, la sera del 22 gennaio 1516, si raccolsero in casa Donà ai Servi, dove fecero una festa « con done invidate, et non vollero fusse « i loro mariti, et le porte serade; et volendo intrar molti zoveni li rupeno i vetri de CUCINA. Stampa veneziana del secolo XVI. « le fenestre con sassi, sicché fu gran romori »(2). E gran romore vi fu anche, la sera del 22 gennaio 1521, in una festa in casa Cornaro a San Benedetto, alla presenza del principe di Bisignano e di suo cugino il conte Cosazza. Avendo il conte Antonio Martinengo, per certe parole offensive, scambiate co' suoi compagni ortolani, sguainato la spada, il Bisignano e i compagni snudarono la loro, talché le donne spaurite fuggirono, e la festa fu malamente troncata, senza però che i ferri si adoperassero a offesa <3). A codesti tumulti si vedono mescolate alcune volte le gentildonne, che comunemente si mostravano così gravi e contegnose. Ma il far chiasso è comunicativo, nò ebbero forza di guardarsene quelle dame, che invitate nel febbraio del 1533 a una festa in casa Morosini a San Cassiano, finché si preparava la cena, furono condotte sulla pubblica via dai compagni della Calza, e corsero all'impazzata fino a Rialto, facendo baldoria, così chejmolte caddero in terra, e « chi la scufia li andò de capo e (1) Sanudo, VII, 236. (2) ld., XXI, 471. (3) ld., XXIX, 567.